Quando la politica è commissariata dalla tecnica

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Quando la politica è commissariata dalla tecnica

20 Agosto 2012

La politica nazionale sta vivendo, da alcuni mesi, una fase di estrema debolezza e vulnerabilità. Soffia il vento di rivolta e i movimenti di piazza e di “pancia”, come quello che si è poi strutturato nel Movimento 5 stelle grillino, spaventano per le dimensioni elettorali che potrebbero assumere in caso di elezioni, soprattutto se queste dovessero essere anticipate. Il potere è nelle mani dei tecnici. Di fatto, si tratta di commissari che si stanno sostituendo alla politica in una delicata fase di crisi economica internazionale. In Molise, da tanti anni culla del governo del centrodestra, sta succedendo più o meno lo stesso. E sono diversi i fattori che hanno contribuito al delinearsi di questa situazione. Analizziamoli con ordine.

Lo scorso ottobre il centrodestra ha vinto le elezioni regionali e il presidente della Regione uscente, Michele Iorio, ha mantenuto il suo posto sullo scranno più alto di Palazzo Moffa. A distanza di pochi mesi, però, il Tar – accogliendo il ricorso del centrosinistra circa presunte irregolarità sulla presentazione di alcune liste, compreso il “listino” maggioritario che ha accompagnato direttamente Iorio alla guida della Regione – ha bloccato tutto, ha invalidato il risultato delle urne e, di fatto, ha deposto il governatore. In attesa del ricorso al Consiglio di Stato da parte del centrodestra, la situazione politica regionale è bloccata. Non sono possibili interventi finanziari, non è possibile per il presidente adottare provvedimenti che non siano di stretta necessità e urgenza. La percezione che numerosi molisani hanno della politica regionale è qualcosa di simile a un “commissariamento giuridico”. I magistrati – gli stessi magistrati che quelle liste ora date per irregolari le avevano ammesse al voto – hanno deciso che il governo Iorio-ter venisse “congelato”, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato. La politica è imbrigliata e in stallo.

Stesso discorso per il Comune di Isernia. Da pochi giorni il sindaco eletto di centrosinistra, Ugo De Vivo, è caduto, a seguito delle dimissioni di 18 consiglieri di centrodestra. È arrivato in città il commissario nominato dal prefetto, che traghetterà la città fino al voto, previsto per la primavera del 2013. Non potrà, ovviamente, prendere decisioni politiche, non dovrà seguire un programma e, soprattutto, non dovrà rendere conto agli elettori. Una situazione pesante, ma che – a seguito del materializzarsi dell’anatra zoppa in Consiglio comunale (sindaco di centrosinistra, maggioranza di centrodestra) – non è stato possibile evitare. In città, naturalmente, ci si è divisi tra chi accusa il centrodestra di aver agito per proprio tornaconto e chi difende la scelta delle dimissioni, reputandole un gesto trasparente e utile a restituire la parola agli elettori per dare a Isernia un’amministrazione in grado di prendere decisioni. Comunque, al di là del merito della questione, resta il fatto che anche qui la politica è stata commissariata.

Da pochi giorni, infine, un nuovo commissario ad acta per la gestione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale è stato nominato dal governo, in affiancamento al presidente della Regione Iorio, già commissario. Non servono fior di retroscena per intuire che la nomina di un secondo commissario per la sanità nasconde a malapena il desiderio di estromettere Iorio dalle decisioni che dovranno essere prese per ridurre il buco nei bilanci della sanità regionale. Ora il governo, attraverso il suo commissario, potrà intervenire direttamente tagliando qua e là, senza che sul territorio qualcuno possa opporsi. Una situazione che nessuno auspicava, probabilmente neanche i detrattori di Iorio. Anche qui le scelte politiche sono state “ibernate” e affidate a un commissario (tecnico, non politico).

Tre situazioni diverse, ma accomunate dal fatto che la politica sta pagando pesantemente dazio in favore della “tecnica”. Per il bene di tutti c’è solo da augurarsi che questo periodo di “ferie forzate” serva per rigenerarsi e ripresentarsi davanti agli elettori per riprendere in mano le redini della cosa pubblica. Del resto, qual è se non questoo lo scopo più alto della politica?

(articolo pubblicato il 19 giugno 2012)