Le Popolari ripartono da economia reale e comunità. Il ruolo nel Nord Est

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Le Popolari ripartono da economia reale e comunità. Il ruolo nel Nord Est

Le Popolari ripartono da economia reale e comunità. Il ruolo nel Nord Est

28 Agosto 2012

La crisi sta ridefinendo i rapporti tra gli Stati – in particolare in Europa: il dissesto della finanza pubblica greca, i timori per Spagna e Italia e il rigore tedesco che hanno popolato le cronache dell’ultimo anno ne sono la dimostrazione. Analizzando nel dettaglio i territori che compongono l’Unione – Stati membri e le regioni che ne fanno parte – appare un mosaico molto differenziato, che comprende territori in grave recessione, aree in stagnazione e zone che stanno vivendo una crescita economica e produttiva apparentemente inarrestabile.

L’Eurostat Regional Yearbook pubblicato a fine 2011 fotografa la dinamica del Pil delle diverse regioni europee nel periodo 2000-2008, mostrando tendenze di fondo alquanto interessanti: il dato principale mostra un’Europa divisa in due: stallo o decrescita nell’Ue “storica”, maggiore dinamismo e crescita nei nuovi Stati membri e in particolare in quelli dell’Est. Scendendo ancor più nel dettaglio si segnalano le performance particolarmente negative (calo del Pil oltre il 10%) dei Paesi del Centro-Nord Italia e della Francia centro-settentrionale.

Tra le regioni europee che crescono, sono 41 quelle in cui il Pil aumenta oltre i 10 punti percentuali rispetto alla media Ue: di queste, ben oltre la metà si trovano nei nuovi Stati membri e in particolare nei Paesi baltici, in Romania, in Slovacchia, nella Repubblica Ceca, in Polonia, in Macedonia, lo stesso avviene per le dieci regioni che crescono più velocemente. Osservando i dati relativi al Pil pro capite calcolati tenendo conto della parità di potere d’acquisto, colpisce osservare che nella top 20 delle regioni europee l’Italia è rappresentata dalla sola Bolzano (al diciannovesimo posto), con il Veneto che scivola fuori dalla classifica delle migliori pur avendo un Pil pro-capite più elevano della media Ue del 117%.

Cominciano a entrare alcune regioni dell’Est europeo, come quella slovacca di Bratislavsky kraj e quella ceca di Praga, rispettivamente al quinto e al settimo posto. Il resto della classifica è occupato da regioni inglesi, tedesche e nordeuropee, quello che sembra è che tra le regioni che trainano l’Ue il Nordest non ci sia più e, a fare la differenza ora sono i paesi dell’Est, con un cambio di passo nella produzione di ricchezza, impensabile negli anni ’90.

Nonostante un quadro economico che mostra le regioni del Nord Est ancora in affanno, le Banche Popolari hanno dimostrato ancora una volta la loro capacità di interagire efficacemente con il tessuto produttivo, ed i principali dati patrimoniali lo dimostrano. Grazie ad una rete di 2.085 sportelli dislocati sul territorio, il Credito Popolare rappresenta nell’area il 23,2% del sistema bancario. In queste regioni hanno sede 18 Banche Popolari, pari ad oltre un quinto degli istituti della Categoria e, circa due terzi degli sportelli nell’area sono riconducibili ad esse, a testimonianza dell’attitudine localistica delle banche del territorio.

Il Credito Popolare continua a sostenere l’economia reale nelle regioni del Nord Est: gli impieghi alle imprese sono cresciuti ad aprile, a livello tendenziale, dello 0,5%, un dato positivo se letto nell’ambito di un contesto nazionale ed internazionale depressivo. Non sono state soltanto le imprese a beneficiare dell’aumento dei finanziamenti: lo stesso è accaduto anche per le famiglie, per cui i prestiti concessi sotto forma di mutui per l’acquisto di abitazioni sono aumentati del 3,3%. Tale sostegno è stato ripagato dalla fiducia riposta da parte della clientela: i depositi sono infatti aumentati del 6,7%, confermando la tendenza positiva che aveva caratterizzato i primi mesi dell’anno.

I dati mostrano che durante la crisi, anche nel Nord Est, le banche del territorio hanno tenuto duro e fatto argine rispetto alle difficoltà economiche delle famiglie e delle imprese. Il futuro rimane legato alla relazione con il territorio, e la vera sfida continua ad essere quella di sempre: interpretare e fornire soluzioni concrete alle necessità delle comunità servite e sostenerle, nella consapevolezza che si possa ripartire solo dall’economia reale e da un rinnovato e più coeso senso di comunità.

*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari