“E’ già fallita l’intesa tra sinistra e Udc”

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“E’ già fallita l’intesa tra sinistra e Udc”

“E’ già fallita l’intesa tra sinistra e Udc”

03 Settembre 2012

Gaetano Quagliariello, presidente onorario della Fondazione “Magna Carta”, ha promosso l’incontro svoltosi ieri sera a Monopoli, sui principali temi del dibattito, con politici, giornalisti e intellettuali.

Forse per la prima volta nella storia della Repubblica si assiste ad un attacco alla presidenza della Repubblica. Il procuratore antimafia Grasso parla di “menti raffinatissime”. Cosa sta accadendo?

“Sono uno storico di professione. È la rivoluzione francese che ha suscitato le teorie del complotto. Invece proprio la storiografia di tipo liberale ha dimostrato che quando accadono queste cose non c’è nessun complotto, ma che gli uomini sono vittime delle loro azioni”.

Tradotto in termini più comprensibili cosa significa?

“Che da anni è in atto un attacco allo stato di diritto. Intercettazioni illegali si sono succedute senza che si dicesse una parola, magari perché la vittima era un proprio avversario politico. Poi alcuni, che avevano sostenuto questo modo di fare o di fronte ad esso erano stati silenti, hanno preso atto che la degenerazione è arrivata a colpire i livelli istituzionali più alti. Non c’è nessun complotto, ma l’inevitabile risultato di una violazione sistematica dello stato di diritto perpetrata con il sostegno o l’acquiescenza di molti. Chiaramente non mi riferisco al presidente della Repubblica ma a tanti commentatori che, improvvisamente, hanno scoperto che esiste un vulnus nel sistema. Quindi dico che noi siamo gli unici ad avere le carte in regola per difendere Napolitano”.

C’è stata la rivelazione di Panorama. Vi accusano di strumentalizzare la vicenda per riproporre il bavaglio alle intercettazioni?

“Su questa vicenda si è consumata la più grande rottura nella sinistra, basta vedere come si è diviso il "partito di Repubblica". La verità è che i giornali di area di centrodestra non sono un partito politico, non hanno la stessa logica che governa l’editoria di sinistra. Se ci fosse stata una regia saremmo stati dei masochisti, perché l’articolo di Panorama nei fatti ha dato adito ai nostri avversari per ricompattarsi nonostante le fratture alloro interno”.

Siamo a pochi mesi dal voto. La riforma elettorale appare in alto mare.

“Io dico che la riforma si deve fare. Se la sinistra avesse accettato l’abbinata tra presidenzialismo e doppio turno, avremmo potuto varare una riforma stabile e definitiva. In questo modo, invece, dobbiamo puntare a una legge elettorale semplice, una sorta di legge di transizione, che potrebbe avvicinarsi al modello tedesco e che comunque dia la possibilità ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti”.

Da mesi vi dividete su preferenze si o no, e premio di maggioranza al partito o alla coalizione. Come ne uscite?

“Dobbiamo varare una legge che non imponga coalizioni coatte che magari esplodono il giorno dopo e restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere. Noi siamo per le preferenze, anche se non sono esenti da critiche”.

Il Pdl è in attesa che Berlusconi decida se candidarsi o meno?

“Dobbiamo rispettare la nostra storia. Siamo un partito carismatico. Nel caso ci sia una disponibilità del leader carismatico a candidarsi, si tratta di una scelta ovvia. Il problema non è la candidatura di Berlusconi”.

Qual è allora?

“Abbiamo una grande chance. L’idea dell’accordo tra sinistra e moderati non regge. Bersani dice di preferire Vendola a Casini, e Vendola dice che al governo con l’Udc non si può andare. Per la proprietà transitiva mi sembra evidente che Casini si trovi ai margini. Poiché le alleanze vanno fatte sulla base dei principi e dei programmi, dobbiamo inserirei sul terremo di queste contraddizioni tra centro e sinistra”.

L’Udc, però, pone l’alt a Berlusconi.

“L’Udc ha avuto in passato le sue ragioni, ma in questa fase ha compiuto valutazioni esclusivamente tattiche. Dopo il passo indietro di Berlusconi, invece di costruire su quel passo indietro ne ha chiesto un altro, indebolendo una classe dirigente che poneva al centro della propria strategia l’unità dei moderati. Ora mi sembra che il suo fine sia creare scissioni a sinistra puntando alla rottura che si potrebbe creare tra Bersani e Renzi. Credo che invece bisognerebbe privilegiare il confronto sui contenuti”.

Sui principi qual è la vostra lettura della crisi del Paese?

“La sinistra sta tentando un baratto tra "meno diritti sociali e più diritti personali", e pensa di portare al livello della persona lo stesso costruttivismo che aveva immaginato a livello sociale. Per questo Casini sbaglia a pensare che le tematiche etiche saranno secondarie nel programma di sinistra, perché, invece, sono il perno ideologico su cui si regge l’alleanza tra Bersani e Vendola. L’altro caposaldo della loro alleanza non è colpire lo statalismo ma la ricchezza, nell’illusione che colpendo la ricchezza si crei più uguaglianza. Per noi, invece, va tagliata la spesa pubblica improduttiva e abbattuto il debito”.

Il Pd in quale direzione sta andando?

“Credo che si stia trasformando in un grande partito radicale di massa. Mentre le nostre insofferenze verso i tecnici hanno una base programmatica, per la sinistra invece i tecnici sono una scelta tattica. Di origine togliattiana”.

Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno