Le manie di persecuzione di Beppe Grillo

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Le manie di persecuzione di Beppe Grillo

03 Settembre 2012

A nulla è valsa la pausa estiva. Grillo non riesce proprio a rilassarsi e accompagna angosciosamente il ritorno al lavoro degli italiani con la sua ennesima mania di persecuzione: “Vogliono farmi fuori”.

Beppe lancia l’allarme dal suo blog attaccando, senza vergogna alcuna, anche tutti quei media che negli ultimi mesi lo hanno considerato con un certo riguardo: “Il rito quotidiano dell’Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al MoVimento 5 Stelle e dei miei collaboratori sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente”.

E non si smentisce mai nello stile, le accuse sono pesantissime: “Lo scopo è quello, chiaro, di creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo”. E usa parole al vetriolo per dare addosso ai critici che “non discutono mai nel merito, ad esempio del Programma del M5S, insultano, fomentano con l’obiettivo di isolare, infamare, distruggere”. Che poi, a dirla tutta, cosa ci sarebbe da dire di lodevole su questo fantomatico programma?! Mah.

Insomma, siamo alle solite. Non è la prima volta che Grillo spara a zero su chiunque gli punti il dito contro. Del resto, all’irascibile comico (accostamento di termini che pare quasi un ossimoro) basta una parola, un tono che non sia totalmente accomodante nei suoi confronti a farlo andare su tutte le furie e a scatenare il parapiglia generale sul web, che diventa nelle sue mani un’‘arma di distruzione – del dissenso – di massa’.

Ma il vero melodramma lo si sfiora quando Beppe abbozza il suo personalissimo scenario futuro: “E dopo? Cosa verrà dopo? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale?”. Ma il leader del M5S va oltre. Per rendere ancora più reale l’imminente minaccia, riesuma gli scritti di Orwell per rievocare il clima d’odio utile a costruire, identificare l’avversario da abbattere perché, a suo avviso, “l’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere, come avvenne negli anni di piombo”.

Un colpo di scena che fa scadere immediatamente il melodramma nell’assurdo. Perciò Grillo non si meravigli, poi, se la stampa lo accusa di essere un “collezionista di balle” (vedi l’Unità di domenica). E non si meravigli neppure che la fitta pioggia di “vaffa”  fatta cadere senza riserve alcune (e anzi accompagnata da urla e gestacci) nell’arco di questi anni, alla fine non sortisse effetti. Il boomerang, una volta lanciato, prima o poi ritorna indietro. Chi attacca deve essere  anche pronto ad essere attaccato. Del resto, come dice un proverbio inglese: “what goes around comes around”. Ma Grillo non impara mai e preferisce fare la vittima piagnucolante. Del resto, per chi è privo di argomenti (con la A maiuscola), è molto più comodo così.