Unipol, Berlusconi ascoltò Fassino. Quando la sinistra voleva le Banche
04 Giugno 2013
di Ronin
"Abbiamo una banca?", quella domanda, pronunciata ormai parecchi anni fa da Piero Fassino a telefono con il finanziere Stefano Consorte, fu ascoltata da Silvio Berlusconi la sera di Natale del 2005. Lo stesso Berlusconi contribuì a creare lo scoop del Giornale sulla scalata Unipol a Bnl, che secondo i giudici lo avrebbe avvantaggiato politicamente. Queste, in sintesi, le motivazioni delle 90 pagine consegnate dalla quarta sezione penale del Tribunale di Milano per il verdetto che condanna Silvio Berlusconi a un anno per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.
I giudici ricordano che i contenuti di quelle intercettazioni, "secretate", si trasformarono "in un regalo di Natale" per l’ex premier. E aggiungono: "Tenuto conto della qualità di pubblico ufficiale di Silvio Berlusconi, e della lesività della condotta nei confronti della Pubblica Amministrazione, gravemente danneggiata dalla plateale violazione del dovere di fedeltà dell’incaricato di pubblico servizio, dotata di grande rilevanza mediatica, risulta pertanto giustificata la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, alla luce dei principi previsti dall’articolo 133 Codice Penale, in tema di gravità del reato, e tenuto conto della insufficienza della condizione di incensuratezza dell’imputato, peraltro gravato da altre condanne, sia pure non definitive".
I legali di Berlusconi l’hanno definita una sentenza "illogica". Non la commentiamo, neppure questo affresco del Cav. ridotto a un criminale comune che non ha diritto alle attenuanti. Non evochiamo il regime delle intercettazioni, perché sarebbe fantastico ricordare tutte le "manine" che in questi anni hanno passato informazioni di primo pelo ai giornali nel tentativo di distruggere politicamente il Cav. Vale la pena ricordare, al massimo, l’epoca dei fatti: la scalata Bnl fatta da Unipol, il gruppo assicurativo creato da quel mondo cooperativo vicino agli allora Ds guidati da Fassino e D’Alema con Bersani responsabile economico del partito. L’epoca dei "furbetti del quartierino" e di una sinistra stranamente a suo agio con l’avventurismo finanziario. Le sentenze non si commentano, la Storia tanto vale ricordarla.