Alfano scalda i motori della campagna elettorale in attesa che il Cav. batta un colpo

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Alfano scalda i motori della campagna elettorale in attesa che il Cav. batta un colpo

13 Settembre 2012

Silvio Berlusconi tace. Silenzio sulla candidatura alla premiership del paese, silenzio sul se oggi sarà e soprattutto che dirà alla festa dei giovani pidiellini. Parla Angelino Alfano. Alla Summer School spiega ai ragazzi che da grandi vogliono fare i politici, le linee-guida sulle quali il partito imposterà la campagna elettorale. Parla anche del Cav.: non ha ancora sciolto la riserva ma l’auspicio suo e del Pdl è che lo faccia.

Ai giovani di centrodestra, ricorda cosa è cambiato in Italia e nel mondo negli ultimi dodici anni, quelli che hanno aperto il nuovo millennio, per dire che niente è più come prima e che molte delle illusioni del secolo scorso sono crollate, a cominciare da quella per la quale democrazia, benessere e crescita coincidevano ed erano tali solo in Occidente. Dodici anni dopo il quadro è ribaltato: i paesi democratici sono in recessione e quelli governati da regimi autoritari in sviluppo. Oggi la crisi detta i tempi alla politica, ma la politica non può e non deve cedere quote importanti di sovranità popolare alla logica dei mercati perché “per noi prima viene il cittadino, poi lo Stato, poi il mercato”. Per questo tra sei mesi le elezioni segneranno una svolta e, forse, una nuova ripartenza per la politica. Alfano auspica una “campagna elettorale con regole nuove, con deputati e senatori scelti con la preferenza dai cittadini e che ci sia un qualcuno che vincendo possa ricevere un premio, ma ragionevole”.

Già, la legge elettorale. Il punto controverso del mancato accordo (finora) tra le forze politiche della ‘strana maggioranza’ di Monti è e resta il premio di maggioranza. Il “ragionevole” di Alfano è presto detto ed è molto lontano da ciò sul quale si è impuntato il Pd: se un partito arrivasse a prendere il 26-27 per cento dei voti otterrebbe un premio del 15 che per Alfano “sarebbe un regalo che vale più della metà dei voti ottenuti sul campo. Il premio deve rispondere a canoni di ragionevolezza”. E quelli che Bersani cerca di far passare, per il Pdl sono irricevibli.

A Via dell’Umiltà l’idea è un’altra: premio più basso, riforma che consenta a chi governa di poter decidere – scandisce Alfano – perché “il nostro paese ha bisogno di serietà e di decisioni: il governo tecnico lo ha potuto fare perchè nessuno ha fatto obiezioni su decreti e fiducie. Siccome la prossima volta non ci sarà un governo come questo ma un governo politico, occorre che si possano prendere decisioni. Ecco perchè abbiamo già approvato al Senato la riforma dell’elezione diretta del Capo dello Stato”.

Ed ecco perché ci sono spiragli per i quali (dopo la nuova sollecitazione di Schifani a fare e fare presto) il nuovo sistema elettorale potrebbe vedere la luce entro il prossimo mese. Non sulla base di un’intesa politica, pare di capire visto le divergenze sostanziali tra Pdl e Pd, bensì direttamente in Aula, col voto. Se le cose resteranno così come sono adesso, nelle file pidielline si pronostica che si andrà in commissione coi due testi base presentati dai relatori Malan (Pdl) e Bianco (Pd) per poi arrivare a uno che superi il più possibile le differenze e sul quale si pronuncerà il parlamento.

Un dossier da chiudere in fretta, dunque. Non prima, però, di aver ricordato ciò che il Pdl in questi mesi ha proposto. Gaetano Quagliariello che alla Summer School non usa giri di parole: “Siamo al rush finale, e qual è la proposta finale del Pd? Un premio del 15 per cento per poter sfiorare la maggioranza e poi poter scegliere tra due forni o magari tenerli insieme entrambi forzando ora l’uno ora l’altro”. Si domanda: “Veramente Bersani o Renzi pensano che l’Italia possa essere governata con una legge elettorale su misura?”. Per il vicepresidente dei senatori Pdl ci sarebbe bisogno di “una legge di sistema, ma se questo non è possibile, ci vuole almeno una legge di transizione che dia garanzie a tutti e consenta una nuova legislatura costituente”. Quello che è certo, è che il Pdl non è disposto a cedere su “una proposta che abbia nella convenienza di una parte la sua unica ragion d’essere”.

Infine la via per portare fuori l’Italia dalla crisi. Alfano la mette giù così: ci sono due opzioni, una poco socialdemocratica e poco europea e cioè la ricetta economica della sinistra ‘tassa e spendi’ e il campione di questa politica economica è la Cgil. “Io me ne sono fatto una ragione pratica e ho partecipato alla trattativa sulla riforma del mercato del lavoro e posso dire che la Cgil ha messo mano pesantemente al testo della riforma”, racconta. Conclusione: se c’è riuscita con un governo tecnico “cosa volete che accada con un governo di sinistra? Chiunque sia al governo a sinistra è sempre guidato dalla Cgil”.

Seconda opzione. La ricetta del Pdl parte da un dato di fatto: spesa pubblica troppo alta, debito pubblico troppo alto. Cosa serve? “Meno sprechi e lavorare sull’orizzonte del meno tasse a cominciare dalla tassazione sul lavoro”.

Quagliariello rilancia il concetto: mentre il Pd discute “su che tipo di patrimoniale imporre agli italiani”, per far ripartire l’Italia occorre insistere “su come tagliare la spesa e su come razionalizzare il sistema fiscale. Questa ricetta è molto più efficace di un decreto sulla crescita, perché la crescita non si fa per legge ma difendendo e valorizzando la libera iniziativa delle persone che ha reso grande questo Paese”.

Proposte e ammonimenti in un clima che è già quello della campagna elettorale. Col ‘tormentone’ del momento che agita il centrodestra: cosa farà Berlusconi?