Elezioni. Tancredi: “Il Pdl c’è, disperdere voti aiuta la sinistra”
20 Febbraio 2013
Dopo aver discusso con Paolo Tancredi del suo programma elettorale (qui e qui), intervistiamo il senatore del Pdl candidato alla Camera dei Deputati sulla campagna elettorale. Com’è andata, come finirà. Nonostante la frammentazione del mercato politico, Tancredi guarda a un quadro semplificato, con due grandi forze popolari. Difende il "modello Abruzzo". E fa una previsione che va oltre le politiche, verso le prossime elezioni Regionali.
Senatore, è contento di questa campagna elettorale?
Non è la prima che faccio e devo dire che la partecipazione popolare mi sembra massiccia, perlomeno pari a quelle precedenti.
Da cosa lo deduce?
I luoghi in cui ci si incontra durante le campagne elettorali più o meno sono sempre gli stessi. Non avevo mai visto tanta gente com’è accaduto a Castelnuovo nei giorni scorsi. A Roseto c’erano almeno un migliaio di persone ad accogliere il presidente del Senato Schifani. E il nostro evento di apertura a Teramo è stato un grande successo.
Non dovevate essere spazzati via dall’antipolitica?
La classe dirigente e i sostenitori del Pdl a Teramo conservano l’entusiamo di sempre. Vedremo se vale anche per la cittadinanza.
Insomma, la campagna elettorale è servita a ritrovare voti
Non solo, le campagne elettorali sono un momento unico per confrontarsi con i cittadini. Un bagno di realtà che dà tante sollecitazioni personali.
I 5 stelle non la preoccupano?
Non nego che Grillo in Abruzzo eserciti un certo fascino sul mondo giovanile, ma ho l’impressione che i candidati del Movimento 5 Stelle siano stati selezionati un po’ random, in modo quasi estemporaneo. Uno di loro, giovanissimo, mi ha spiegato di non aver mai visto Grillo se non tramite il suo blog.
E’ un problema?
Forse no, ma viene da chiedersi quale sia lo loro consistenza elettorale, che classe dirigente esprimeranno e come la terranno insieme.
Il presidente della Camera Fini lunedì è stato ad Avezzano per sostenere la candidatura di una ex pidiellina, Daniela Stati. Ad accoglierlo il sindaco del Pd, Di Pangrazio. Fini ha detto che bisogna combattere la spesa improduttiva delle Regioni.
Non capisco il presidente della Camera quando si lascia andare a queste paternali. Alti e nobili principi, certamente, ma vorrei chiedergli che fine ha fatto il federalismo fiscale. Avremmo dovuto obbligare le Regioni ad una maggiore responsabilità amministrativa, ridurre i costi e stare negli standard previsti. Tutto questo in Abruzzo è stato fatto. Altrove no. Forse Fini dovrebbe prendere esempio dalla nostra Regione.
Non vi toccano gli scandali che hanno colpito le altre Regioni?
Noi ci siamo dotati per tempo di un revisore dei conti che certifica le spese dei gruppi consiliari e che in alcune occasioni ha rispedito al mittente i rendiconti non congrui.
Perché si dovrebbe proseguire sulla strada del federalismo fiscale?
Se mi dai autonomia impositiva ci penso due volte prima di tassare i cittadini, che sono anche i miei elettori. Vado oltre: sono convinto che una vera riforma federale dovrebbe portare a un accorpamento delle regioni più piccole, non solo per una riduzione dei costi ma per migliorare l’efficienza.
Tremonti a Pescara ha detto che bisogna potenziare la Cassa depositi e prestiti e che se non si usa adesso la "mano pubblica" allora quando?
La pubblicistica di Tremonti va da tempo in questa direzione. Ritengo che l’Italia debba muoversi insieme ad altri Paesi in sede europea per fare un piano di investimenti pubblici. Serio, rendicontato, e che sia leva per gli investimenti privati.
Cosa non le piace dell’Europa di Monti?
Non mi scandalizza che fino adesso il denaro pubblico sia servito a finanziare le banche – il sistema bancario è un pezzo strategico dell’economia, Francia e Gran Bretagna l’hanno fatto – ma non è più sufficiente garantire solo gli equilibri e i meccanismi di stabilità.
Quindi?
L’Europa deve investire nell’economia reale, in progetti infrastrutturali pubblici dove il privato sia incentivato, per esempio attraverso il project financing o gli appalti in concessione.
Cosa farà la differenza?
Saperi, ricerca, trasferimento di tecnologie e conoscenza. In Abruzzo abbiamo tre università, l’istituto nazionale di fisica nucleare, l’istituto sperimentale zooprofilattico. Occorre sfruttare il fondo sociale europeo e i finanziamenti regionali per garantire alti standard nella formazione e nella ricerca. E bisogna far crescere le competenze dentro le imprese.
Grillo, Giannino, Ingroia. Perché un elettore dovrebbe votare ancora per il Pdl?
All’Italia serve uno spettro politico semplificato. Non è più tempo di partiti e partitini, le grandi democrazie occidentali vanno in un’altra direzione. Il nostro Paese dovrebbe avere due grandi forze popolari e anche il quadro democratico ne uscirebbe ricomposto.
Ma perché votare ancora Pdl?
Se si riferisce al bacino degli indecisi, non votare per il centrodestra significa solo favorire la sinistra e mandarla al governo.
E a chi non si ritrova più nel partito lei cosa dice?
Non credo ai governi perfetti – la perfezione è lontana dal bene – quello che ci serve è il miglior governo possibile
In Abruzzo ci sono liste e gruppi che si stanno muovendo in autonomia dal Pdl. Ci sarà un’influenza delle politiche sulle regionali?
Tutto sarà messo in discussione dopo il voto del 24 e del 25 febbraio. Ci rimetteremo attorno a un tavolo per cercare il miglior assetto di governo possibile per la Regione. Il voto alle politiche può condizionare ma non compromettere quello alle Regionali.