Il Pdl va a sbattere se rimette in discussione perfino i fondamentali

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Il Pdl va a sbattere se rimette in discussione perfino i fondamentali

29 Novembre 2012

Il ‘mite’ Sandro Bondi con l’elmetto in testa e la mitraglia in mano è la metafora del caos che regna nel Pdl. O meglio in quello che dentro il Pdl si sta consumando tra i berlusconiani che rivogliono Berlusconi e Fi in versione aggiornata (ma pur sempre un remake) e chi pensa che per rilanciare un partito in calo di consensi si debba andare oltre Berlusconi, pur senza rinnegarlo. I nodi sono due: le primarie in stand by e sulle quali resta il braccio di ferro tra pro e contro; e cosa farà Berlusconi coi suoi pretoriani, Bondi compreso. Perché, non c’è dubbio, è da qui che si capirà non tanto il futuro, quanto il presente del centrodestra. 

In un’intervista alla Stampa il cattolico Bondi dice, tra l’altro, di vivere la sua fede non politicizzandola, spara alzo zero contro la componente cattolica del partito accusandola di farlo (la politicittazione) per mere questioni di potere. E la mette al rogo come un novello inquisitore per aver – a suo dire –  clericalizzato la linea del partito. Roba pesissima. Gli fa da sponda Galan, l’eccentrico. 

La trasformazione di Bondi lascia basiti, ma al di là dei toni e delle parole apre una questione politica. Intanto per una contraddizione di fondo. Non è passato un secolo ma solo qualche anno: governo Berlusconi, Bondi ministro, Consiglio dei ministri sul caso Englaro. Esito: decreto per impedire di staccare la spina a Eluana (stabilito dalla sentenza di un tribunale)  approvato all’unanimità. Glielo ricorda Gaetano Quagliariello quando dice che fu proprio in quel contesto, in quell’occasione e con quella scelta che lo stesso Bondi “dichiarò davvero nato il Pdl”.  Se questo è, per logica conseguenza, il vicepresidente dei senatori Pdl osserva: “Poiché non posso dubitare della sua coerenza, devo pensare che oggi queste cose le afferma per dare al Pdl l’estrema unzione e per dire in maniera indiretta ma chiarissima che certe convivenze nello stesso partito a suo parere non sono più possibili”. 

Già, perché il problema è proprio questo e l’ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella non lo manda a dire: “Con attacchi reiterati come quelli di Bondi e Galan contro battaglie condotte dal governo Berlusconi e difese con grande coraggio dallo stesso Presidente del Consiglio, il Pdl rinnega se stesso e getta nella confusione quel che resta del suo elettorato. Le posizioni oggi espresse dai due ex ministri non sono “laiche e liberali”, ma semplicemente subalterne alla cultura politica della sinistra, alla sua idea di laicità e alla sua visione antropologica. E’ importante oggi  che ci sia un luogo di discussione e riflessione sul futuro del Pdl, se vogliamo trasformare voci di corridoio e dichiarazioni sparse in un serio dibattito aperto e coinvolgente sulle idee e sui contenuti”. 

Chiarimento, dunque. Lo stesso che chiede l’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi rivendicando per il Pdl il merito di “proporre nella dimensione pubblica la difesa dei principi fondamentali della tradizione nazionale in quanto utili a risvegliare il senso delle cose contro le tante forme di annichilimento che si manifestano nella nostra società”. Passaggio ancor più necessario, per il senatore, “nel momento in cui la sinistra ha messo in discussione la tutela della vita nelle condizioni di fragilità, i modi naturali di formazione della vita, il concetto di famiglia e di paternità. Secondo quel modello di governo praticato da Zapatero, fatto di incapacità nel governo dell’economia, "compensata" dal riconoscimento dei più azzardati desideri privati quali diritti pubblici”. Il governo Berlusconi è andato nella direzione opposta, approvando “all’unanimità una agenda bio-etica, realizzandone largamente i contenuti, ed affrontato il complesso caso Englaro con voto unanime del Consiglio dei ministri nella convinzione che la crisi occidentale debba essere affrontata innanzitutto in termini di visione positiva dell’uomo e della sua ricchezza”. 

E adesso? Sacconi non usa giri di parole: “Ora tutto ciò viene messo in discussione da due ex ministri del Pdl come Galan – che arriva a proporre l’eutanasia – e Bondi che definisce "talebane" posizioni condivise da tutto il governo Berlusconi e dalla quasi totalità dei senatori che hanno recentemente richiesto la definiva approvazione della legge sul fine di vita. Il Pdl può perdere ma non perdersi rispetto alla sua identità che ha saputo unire credenti e non credenti sui valori fondamentali. Chiedo un dibattito esplicito in merito, utile a superare la insistita pubblica aggressione nei confronti di alcuni di noi, ed a verificare se vi siano ancora le ragioni della coabitazione sotto lo stesso tetto”. 

A Quagliariello e Sacconi, Bondi replica considerando quel voto nel Cdm su Eluana “un errore” e rincara la dose sostenendo che da lì in poi il partito ha intrapreso “una strada sbagliata che ne ha snaturato l’identità liberale e la sua ispirazione autenticamente cristiana e non clericale”. 

Al di là del botta e risposta, la questione vera è un’altra: non solo così facendo si aggiunge confusione alla confusione in un elettorato già confuso e distante, ma si rimettono in discussione i fondamentali su cui sono nati prima Fi e poi il Pdl. Di luoghi dove possono stare i cosiddetti ‘cattolici adulti’ nel campo della politica ce ne sono molti, ma ciò che rischia di sparire nel campo del centrodestra è un’offerta politica per i cattolici ‘normali’ e per tutti gli elettori che si riconoscono nella tradizione italiana. 

Del resto nel nostro Paese dall’epoca delle “vecchie zie” di Longanesi fino all’area costruita da Berlusconi, i voti che hanno fatto la differenza non sono stati quelli liberali e liberisti, bensì i voti dei cattolici ma anche di un elettorato moderato, conservatore sul piano antropologico e di quelli che ripetono ‘non possiamo non dirci cattolici’. Ora, la virata bondiana pone di fatto un problema politico non da poco. Perché? Due le opzioni: o tutto ciò non è altro (ma non è poco) della confusione in cui è precipitato un Pdl in calo di consensi, oppure si tratta di una mossa strumentale magari ad un disegno politico alternativo. In quest’ultimo caso, si capirà nei prossimi giorni. Forza Italia 2.0 oppure no.