Il Cav. lancia l’Opa sulle candidature, panico nel Pdl. Ex An con la valigia

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Cav. lancia l’Opa sulle candidature, panico nel Pdl. Ex An con la valigia

11 Dicembre 2012

Progetto in tre fasi: riprendersi la scena politica, dettare i tempi della campagna elettorale e mettere il sigillo sulle candidature. Se nei primi due casi il Cav. sta dimostrando di riuscirci bene – dall’annuncio del ritorno in campo no si parla d’altro, col centrosinistra che sta già sparando a palle incatenate – è sulla terza fase che in queste ore nel Pdl si fa i conti con uno stato d’animo diffuso a varie latitudini: il panico. Con l’aggiunta di un’incognita che col passar delle ore diventa sempre più verosimile: l’uscita soft degli ex An ( o buona parte di loro) per ricostituire una lista di Destra federata col partito di Via dell’Umiltà.

Sono bastate le parole del Cav. nella ‘Telefonata’ con Belpietro (Canale 5) a scatenare il panico tra deputati e senatori: solo il 10 per cento di quelli che già stanno in Parlamento saranno ricandidati. Uscita a gamba tesa che subito dopo costringe Palazzo Grazioli al dietrofront con una nota nella quale si spiega che le riconferme stanno in quel 50-60  per cento di candidati provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni al quale il Cav. sta già lavorando (oltre 20 per cento dagli enti locali e 10 per cento dal mondo della cultura, come scrive Il Giornale). Insomma, se questo è lo schema, a stare fuori toccherebbe a chi fa politica di mestiere. Un bel dilemma, perché al palo resterebbero una quota non irrilevante di dirigenti del partito. Anche molti di quelli che in questi giorni stanno cercando di rientrare nelle grazie del Cav. Ed è su questo che si concentrano i contatti, le proteste, le raccomandazioni, i posizionamenti e pure i maldipancia all’indomani di un altro fine settimana politico al fulmicotone, tra le dimissioni annunciate di Monti e le esternazioni del Cav. da Milano.

Certo è che questa volta, ancora prima dei programmi gli elettori – quelli convinti e i delusi da convincere – guarderanno ai candidati. E non può certo bastare un’operazione nuovista tout court. Non a caso Alfano (a Porta a Porta) si augura che Berlusconi ci presti molta attenzione. Una sollecitazione, tuttavia che conferma come e quanto il segretario del partito e chi tra i maggiorenti del Pdl aveva sposato la sua linea più morbida dei confronti di Monti da un lato e dall’altro più orientata a un rinnovamento vero e profondo del partito (dalle primarie poi affossate dal ‘capo’ che le aveva proposte alla selezione dei candidati), in questo momento sia sotto attacco. Dal ‘caso’ Dell’Utri col seguito di fior di parlamentari schierati col senatore e non col segretario definito ‘senza attributi’ nell’ormai famosa intervista a Rep. al ‘caso’ Monti.

Nel salotto di Vespa Alfano non ha attaccato frontalmente il premier, tentando un distinguo dalla linea berlusconiana che specie nel ritrovato asse con la Lega di Maroni, sembra orientata proprio a cavalcare l’antimontismo. Del resto, oggi, lo stesso Berlusconi ha puntato l’indice contro la linea di Palazzo Chigi troppo schiacciata sul diktat della Germania, inaugurando di fatto uno dei filoni della campagna elettorale. Non c’è dubbio che in questo modo, sarà possibile recuperare un po’ di astensionismo e i voti di quell’elettorato deluso dal sostegno alla politica rigorista dei Prof, ma il tema vero è un altro: se questo è lo schema, c’è la strategia ma manca la visione, manca un progetto di governo del paese. Perché il prossimo governo non potrà non fare i conti con l’Europa e la Merkel; e certamente cavalcare la ridotta del ‘decidiamo noi a casa nostra’ porterà a un arroccamento, a una chiusura che rischia di vanificare gli sforzi che il paese ha compiuto in questo anno difficilissimo. In questo senso l’asse con la Lega potrebbe rivelarsi un boomerang, dal momento che Maroni sembra sempre più intenzionato a prendersi le regioni del Nord e a ricominciare da lì, senza cioè alcun coinvolgimento in una possibile dimensione di governo nazionale.

Se si guarda in controluce quello che sta accadendo in questi giorni concitati, appare sempre più chiaro come il Cav. stia realizzando quello che fino a qualche settimana fa era solo uno scenario che in molti davano per archiviato: lo spacchettamento del Pdl. A leggere le dichiarazioni ufficiali e i commenti ufficiosi nel back stage della politica, si può comprendere come il percorso impostato da Berlusconi e i suoi fedelissimi sia quello di ricostituire una sorta di Forza Italia, separarsi consensualmente dagli ex An (che in questo modo e vista l’Opa del Cav. sulle liste, avrebbero maggiore margine per una riconferma in Parlamento) per raccogliere più consensi, gestire le candidature, riconquistare la scena politica con l’affondo sui ‘tecnici’ in uscita da Palazzo Chigi e radicalizzare la campagna elettorale rendendola di fatto, un referendum su Berlusconi e Bersani.

Se sarà veramente così – e  i segnali ci sono tutti –  la corsa del Cav. e di Forza Itala2.0 sarà sicuramente travolgente dal punto di vista mediatico e forse del consenso (l’obiettivo è salire sopra il 20 per cento) ma potrebbe essere destinata a rivelarsi nient’altro che una corsa per limitare il danno, per riguadagnare qualche spazio, per esserci al meglio che si può. Non per vincere.