Il Cav. fa i conti con i troppi ‘no’ (fuori e dentro il Pdl) e con l’incognita Monti
12 Dicembre 2012
“I berlusconiani per convinzione stanno con Alfano, i berlusconiani per convenienza stanno con Berlusconi”. E’ la frase ‘cult’ che rimbalza tra i palazzi della politica e di più, tra i pidiellini preoccupati all’idea di un Cav. barricadero, arroccato, che rischia l’isolamento suo e del partito. Insomma, un brutto finale. Eppoi ci sono le parole di Berlusconi disponibile – dice nell’intervista con Vespa – a giocare più ruoli pur di evitare il frazionamento dell’area dei moderati. Infine, l’incognita Monti.
Invece no, il sipario non può e non deve calare così su ciò che il berlusconismo ha rappresentato in questi vent’anni e sul destino di un partito che, nonostante la gioiosa macchina da guerra di Bersani e Vendola – resta maggioritario nell’elettorato moderato. E’ da qui che muove il ragionamento di un’ampia area all’interno del Pdl che vuole prendersi carico di un’offerta politica in grado di recuperare una buona fetta del partito dell’astensione (32 per cento) segnalato dai sondaggisti nel campo del centrodestra e candidarsi a diventare l’architrave di un progetto popolare, alias il Ppe italiano. Che poi non è altro che l’idea di fondo che ha accompagnato Berlusconi in questi vent’anni e quella in cui ha puntato con forza Angelino Alfano. Lo stesso Alfano che i gossip di Palazzo danno molto amareggiato per l’attacco scomposto di Dell’Utri e per la linea anti-montiana e molto critica sull’Europa che i falchi berlusconiani stanno tentando di far passare. Malessere perlatro condiviso anche da molti pidiellini ‘montiani’.
E’ al progetto originario che stanno pensando le colombe del Pdl, intenzionate a rompere gli indugi e a riaffermare la necessità di lavorare su contenuti, idee e programmi. L’occasione sarà la manifestazione di domenica a Roma (Teatro Olimpico), promossa dalle fondazioni e le associazioni pidielline Alcide De Gasperi, Capitani Coraggiosi, Costruiamo il futuro, Europa Civiltà, Fare Italia, L’Occidentale Magna Carta, Nuova Italia, Rete Italia, Riformismo e Libertà, alla quale prenderà parte il segretario del partito Alfano. Lo slogan c’è già e non è di circostanza: Italia popolare. E’ il tentativo di salvare il Pdl dal rischio dissolvimento, consolidando una visione di prospettiva e con il Pdl anche il suo fondatore. Che tradotto vuol dire: il ruolo di Berlusconi è quello di padre nobile del Ppe italiano, non quello di candidato premier che si autocondanna all’isolamento, dopo i tanti ‘no’ che ha collezionato dall’annuncio della sua discesa in campo: da quello di Maroni, pronto all’alleanza col Pdl anche su scala nazionale solo se il Cav. non si candida per Palazzo Chigi; a quello arrivato da Oltretevere, al no dell’Europa e del Ppe. Tutti ‘no’ pesanti coi quali Berlusconi deve fare i conti.
Forse, i conti (politici) ce li sta già facendo se nell’intervista a Bruno Vespa (in occasione della presentazione del libro del patron di Porta a Porta) dice di “essere pronto a fare il premier o a guidare la coalizione”, aggiungendo che il suo “passo avanti o indietro dipende da come si svilupperanno le cose”. E le cose che potrebbero svilupparsi, si chiamano Monti. Il Cav. spiega di essere disponibile a fare “il coordinatore, il regista di uno schieramento ampio che arrivi a comprendere il centro che si sta formando con Casini, Montezemolo, Giannino. Un centro che mira a una adesione di Monti a questa iniziativa”. Aggiunge di non credere che Monti accetti di diventare “uomo di parte o di partito” ma subito dopo sottolinea che “ove il presidente Monti decidesse di aderire a questa richiesta, anche lo schieramento moderato aderirebbe tutto in suo supporto”. Incalzato dalle domande dei giornalisti ospiti di Porta a Porta, Berlusconi annuncia di essere “pronto a rinunciare, se Monti si candidasse a tenere insieme tutto il rassemblement dei moderati oppure se la mia candidatura fosse un elemento di divisione nel fronte moderato”. Quanto al faccia a faccia di ieri con Maroni afferma che la Lega “non mi ha offerto il ruolo del padre nobile, ma mi ha offerto il ruolo di leader della coalizione, che poi dovra’ indicare il candidato alla premiership 2013, un’indicazione che può avvenire non necessariamente prima delle elezioni, ma anche dopo”.
Che significa? Che il Cav. potrebbe ritirare la sua candidatura? Lui, continua a dire che “non è così” e con Vespa ragiona da candidato premier: “Io in questo momento sono candidato alla presidenza del Consiglio”.
E’ presto per dirlo, il quadro resta ancora molto fluido, ma nel giorno in cui prosegue il pressing su Berlusconi affinchè ci ripensi e parallelamente, quello su Monti affinchè ci pensi per davvero a scendere in lizza, i segnali indicano un qualche mutamento dello status quo. Quanto meno una disponibilità a verificare nuovi e ipotetici scenari.