Se ne va Emilio Colombo. Atlantismo ed eleganza
24 Giugno 2013
di Joe Galt
E’ morto a Roma Emilio Colombo, senatore, e ultimo dei Padri Costituenti che ancora sedevano in Parlamento dopo la morte di Giulio Andreotti. Aveva 93 anni, portati fino all’ultimo con grande stile ed eleganza, come ha dimostrato anche nei momenti più discussi della sua carriera.
E’ stato presidente del parlamento europeo, presidente del consiglio e più volte ministro della Repubblica. Agricoltura, commercio estero, industria, tesoro, finanze, esteri. Era nato a Potenza nel 1920 e si era laureato in Giurisprudenza crescendo nell’associazionismo cattolico, diventando poi una delle rockstar della Democrazia Cristiana. Colombo partecipò, giovanissimo, alla stesura della Costituzione.
Con Antonio Segni, fu uno dei promotori della Riforma agraria. Da ministro del Tesoro si fece alfiere della linea della Banca d’Italia. In politica estera, Colombo era un atlantista, forse più convinto di Andreotti ma non appiattito sulle posizioni dell’alleato americano come durante le cosidette "guerre dell’acciaio" (sanzioni Usa all’Urss). Era favorevole all’allargamento della Nato, chiedendo una sua trasformazione in senso "dinamico" e capace di adattare l’alleanza ai nuovi tipi di interventi determinati dalle Guerre nei Balcani prima e dall’11 Settembre dopo.
Colombo ha attraversato Prima e Seconda Repubblica, accompagnando la trasformazione della Dc in Partito Popolare nel ’94, sostenendo al primo congresso Rocco Buttiglione. Nel ’95, si avvicina alla linea di Gerard Bianco, favorevole a una alleanza con Prodi. Per alcune legislature non venne eletto fino alla nomina a Senatore a vita voluta da Carlo Azeglio Ciampi nel 2003. Nel 2006, sostenne il secondo Governo Prodi, per poi aderire al gruppo Udc-Svp con Cossiga e Andreotti. Nel 2011, è stato insignito della medaglia Jean Monnet per i suoi meriti nella costruzione della Ue.