Porto di Pescara, subito il dragaggio poi la strategia adriatica

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Porto di Pescara, subito il dragaggio poi la strategia adriatica

Porto di Pescara, subito il dragaggio poi la strategia adriatica

15 Febbraio 2013

C’è malcontento a Pescara, nervosismo che già nelle settimane scorse si è trasformato in proteste rabbiose, quelle degli armatori e delle marinerie che minacciano gesti eclatanti se il dragaggio del porto, che si protrae ormai da troppo tempo, non dovesse essere svolto nei tempi previsti da SIDRA, la società  che si è aggiudicata l’appalto. La draga non arriva, i lavori di cantierazione sulla darsena sono appena iniziati, e il fermo pesca potrebbe prolugarsi con ulteriori effetti deprimenti sull’economia locale.

Davanti a una sensazione che rischia di diventare insostenibile, il vicepresidente della Commissione Europea, il pidiellino Antonio Tajani, insieme a Gaetano Quagliariello, che corre al senato alle politiche, al presidente della provincia Guerino Testa e all’assesore regionale Febbo, si sono impegnati a moltiplicare gli sforzi per evitare il tracollo di un settore che in un anno, secondo i calcoli degli armatori, ha perso svariati milioni di euro, provocando danni al turismo, al commercio, alla pesca.

Tajani si è impegnato personalmente a fare pressione sulla commissaria europea, Maria Damanaky, affinché la Ue si impegni a erogare quei tre milioni di euro che rappresentano un’opportunità per il mondo produttivo che ruota attorno al porto di Pescara. Il problema, come ha ammesso lo stesso Tajani, è che l’Europa possa considerarlo un aiuto di stato, e quindi negarlo, mentre invece, spiega Quagliariello, si tratta di uno stanziamento utile a non alterare la concorrenza, a non deprimere ulteriormente il lavoro delle marinerie bloccate dal fermo pesca. La speranza è che la commissione europea non si irrigidisca e comprenda che la fase emergenziale va superata.

Quagliariello, che ha dedicato uno dei punti programmatici della sua campagna elettorale alla soluzione del problema del porto di Pescara, intende agire con la massima urgenza possibile, sottolineando i ritardi in atto: "A un mese dall’espletamento della gara per il dragaggio", ha detto in conferenza stampa, "i lavoratori e gli imprenditori devono poter avere cognizione dei tempi nei quali i lavori avranno inizio e si svolgeranno. E’ il minimo che si possa fare affinché la situazione non degeneri". Si è inoltre impegnato a sollecitare il ministro Passera e il sottosegretario Improta affinché le operazioni di dragaggio si svolgano entro il più breve tempo possibile.

Nel maggio del 2012, Guerino Testa si era dimesso da commissario straordinario del Porto di Pescara spiegando che "la questione non è stata affrontata dal Governo centrale". Il dragaggio avrebbe dovuto iniziare nel dicembre del 2012, ma l’inchiesta sul traffico di rifiuti pericolosi aperta dalla DDA dell’Aquila interrompe i lavori sul nascere. Il provvedimento viene annullato nell’arco di un paio di settimane dal Tribunale del Riesame, ma il contenzioso sulla presunta tossicità dei rifiuti rallenta le operazioni di dragaggio. Testa si dimette, denuncia l’inerzia del governo Monti e il 17 maggio scorso finalmente il Consiglio dei Ministri revoca l’emergenza e ordina il dragaggio (i rifiuti finiranno in discarica).

Il tempo trascorso ha nel frattempo gonfiato i costi, per un totale di 13/14 milioni di euro, che si vanno aggiungere a quelli provocati dalla crisi. Lo scorso gennaio, il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Guido Improta, annuncia in conferenza stampa che i lavori sono stati assegnati e che il canale verrà reso transitabile per aprile 2013. Ma ad oggi il dragaggio deve ancora partire e mancano solo due mesi alla deadline. Il primo obiettivo, dunque, è superare l’emergenza, dragare il porto, riaprirlo, contando sul sostegno della Ue .Ma c’è anche un obiettivo di medio e lungo periodo ed è strategico non dimenticarsene una volta che la situazione sarà tornata alla normalità.

Il vero risultato sarà impedire che sabbia e fango tornino a bloccare il porto e intervenire quindi con una serie di interventi strutturali che risolvano il problema alla radice. Interventi di cui dovrà farsi protagonista il Comune con il suo Piano regolatore portuale. La soluzione dell’emergenza non è disgiunta, dunque, da un ripensamento più generale del sistema dei trasporti intermodale abruzzese, che vede nella rivitalizzazione dei porti e delle infrastrutture marittime, uno degli strumenti fondamentali per favorire la piena realizzazione di quella macroregione adriatica approvata nel mese di dicembre dalla Ue. Il porto di Pescara, soprattutto da un punto di vista commerciale e turistico, può tornare a svolgere un ruolo centrale nell’Adriatico, nel rafforzamento delle reti, delle tratte e delle rotte da e verso la Croazia.