In Italia il “datagate” non è una grande sorpresa
29 Giugno 2013
di Ronin
Gli strascichi del caso Snowden sulle intercettazioni realizzate dalla agenzia americana NSA arrivano a lambire anche l’Italia, nel contesto del sostegno fornito da alcuni Stati europei agli Usa per controllare informazioni ritenute sensibili. A rivelarlo è il quotidiano inglese Guardian, grande rimestatore di scoop dal cablo al datagate, che riporta le testimonianze di Wayne Madsen. Anche Madsen ha lavorato per la NSA e ad un certo punto si è messo a cinguettare.
L’Italia, dunque, avrebbe offerto aiuto agli americani nella raccolta di dati personali, nell’ambito degli accordi sulla intelligence tra i due Paesi. Insieme all’Italia ci sarebbero anche Gran Bretagna, Olanda, Francia e Germania. Madsen, spiega il Guardian, ha deciso di spifferare quello che sapeva perché, nobile d’animo come e più di Snowden, vuol mettere in guardia le opinioni pubbliche occidentali sul fatto che i Governi stanno rivelando solo "la metà di quello che sanno su questa storia". Madsen si scandalizza che "i governi hanno deciso di lasciare il pubblico al buio". E avverte: "Sono finiti i giorni del silenzio".
Ringraziamo di tutto cuore Madsen per ergersi a paladino della difesa della privacy. Ci limitiamo a osservare però che alcuni dei Paesi citati, come appunto l’Italia o la Gran Bretagna, erano già da tempo ai vertici delle classifiche internazionali, almeno quelle del mondo occidentale, per numero di intercettazioni realizzate ogni anno dagli organi competenti su indicazione della magistratura. Suggeriamo quindi al Guardian di approfondire il Rubygate con la stessa passione messa sul Datagate.
Quante volte sarà stata violata la privacy tra le centinaia di migliaia di intercettazioni effettuate dalle procure italiane, come quelle chieste dai giudici di Milano per passare al setaccio la vita privata di Silvio Berlusconi? Come dire, in Italia la NSA ha competitor di tutto rispetto. Speriamo solo che un giorno un giovane Snowden salti fuori dall’oscurità in cui si trova per raccontarci come funziona il grande orecchio italiano, tra inquirenti giudici e circo mediatico.