Gela, quella finestra sull’inferno quotidiano
22 Dicembre 2012
Cosa vedete quando guardate fuori dal balcone di casa? Una scena bella o brutta? Finestre rotte, muri scrostati oppure un bell’albero di natale con la stella sopra? L’epilogo del 2012, del governo Monti, della profezia dei maya, è in una strada sgarrupata di Gela, provincia di Caltanissetta, Sicilia. Un "folle", lo chiamano così, spara cinquanta cartucce dal balcone sulla strada, contro i passanti, le forze dell’ordine, che lo freddano in casa sua (un agente è rimasto ferito al volto nella sparatoria). Giuseppe Licata, 42 anni, lo descrivono come iroso e taciturno, possedeva un fucile da caccia e aveva il massimo dei proiettili consenti dalla legge. E’ giusto chiedersi se qualcuno ha controllato il suo porto d’armi negli ultimi anni ma la vera domanda è che genere di "matto" era il cecchino improvvisato di Gela. Durante le lunghe ore di terrore vissute dalla città, infatti, il cacciatore siciliano ha sparato a ripetizione ma non ha colpito nessuno, ad eccezione dell’agente ferito. Durante il "raptus", l’uomo non ha colpito i due anziani genitori che vivevano con lui. Insomma, noi tendiamo a pensare che le responsabilità individuali in quanto tali spieghino fatti del genere, non è il contesto sociale di riferimento a determinarli. La Sicilia vanta il record della disoccupazione nazionale, la provincia di Gela, nel 2009, toccava il 40 per cento, proprio nelle campagne dell’agricoltura abbandonata a se stessa dove lavorava Giuseppe, ma storie simili, per ora, per fortuna, non sono all’ordine del giorno. Eppure, scorrendo la fototessera dell’uomo, in questo Natale mesto e nella confusione politica dominante continua a ronzarci in testa quella domanda iniziale, cosa vedete quando guardate fuori dal balcone di casa? Certe volte anche l’ambiente in cui si vive ha un prezzo.