Sacconi: “Togliamo l’Irap sul lavoro e cancelliamo la riforma Fornero”
03 Gennaio 2013
Mario Monti attacca alcuni esponenti del Pdl che usano i valori etici come arma. Maurizio Sacconi, senatore ed ex ministro del Welfare, non ci sta: "Sono temi faticosi, tutt’altro che popolari, anche perché su di essi c’è stata molta disinformazione, come dimostra la confusione tra accanimento terapeutico e salvaguardia di una vita le cui funzioni vitali le consentirebbero di durare a lungo. Ciononostante, i temi etici e quelli del lavoro saranno prioritari nel confronto elettorale".
Mette assieme i valori non negoziabili cari a Joseph Ratzinger e la riforma del lavoro?
Il nesso è strettissimo. Per noi ogni politica sociale deve muovere da una visione positiva dell’uomo. Solo partendo da questo presupposto antropologico si può sollecitare il potenziale che c’è in ciascuno, e quindi regolare il lavoro nel modo migliore. Lo stesso vale per la crescita, che non può essere certo imposta tramite un decreto di spesa in disavanzo. E questa la grande differenza tra noi e gli altri.
Gli altri, cioè la sinistra?
Sì. La sinistra ha un’antropologia negativa, che la porta a una regolazione del lavoro e ad un’idea della crescita inevitabilmente rattrappite. E, come si è visto nella Spagna di Zapatero e in altri Paesi, meno la sinistra è capace di dare risposte in termini di lavoro e di crescita, più è portata a organizzare in termini di diritti civili quelli che, banalmente, sono semplici desideri, talvolta innaturali.
E Monti, tra voi e gli altri, con chi sta?
Monti è una sorta di luogo molle tra noi e loro. Tra le due opposte visioni, la nostra e quella della sinistra, c’è l’opportunismo di chi, come Monti, arriva a disprezzare chi ha un pensiero forte e lo difende con orgoglio. Mentre lui nella sua agenda rifiuta di trattare i temi etici e preferisce rinviarli alla coscienza individuale.
Anche il Pdl, sui temi etici, ha dato spesso libertà di coscienza ai propri parlamentari.
C’è una differenza enorme. Una cosa è avere una linea e rispettare chi ha una posizione diversa; un’altra è non avere una linea e rinviare tutto alla dimensione personale.
In tema di lavoro il vostro programma è compatibile con l’agenda Monti?
Non vedo come. Nell’agenda Monti si sostiene che non si può fare marcia indietro dalla riforma Fornero. Ecco, noi sosteniamo l’esatto contrario: si deve tornare alla legge Biagi.
E un punto del vostro programma?
Assolutamente sì. Come era prevedibile, ed è il motivo per io non l’ho votata, la riforma Fornero ha drasticamente ridotto la propensione ad assumere e a confermare i contratti a termine. Parte dell’aumento della disoccupazione italiana nell’ultimo anno si spiega proprio così. Tornare indietro, quando si è presa la direzione sbagliata, è cosa saggia.
Monti propone di valorizzare la contrattazione decentrata.
Ottima idea. Peccato che il suo governo non abbia mai fatto alcun riferimento all’articolo 8 della legge 148 del 2011, voluto da noi e che adesso la sinistra vuole abrogare tramite referendum, che consente a un accordo aziendale, anche preso a maggioranza, di correggere l’articolo 18. L’agenda Monti si limita a u generico riferimento all’accordo tra le parti sociali dell’ottobre scorso, che è ben al di sotto di quanto preveda la nostra legge. Del resto quell’accordo fu scritto su richiesta del governo, che era impegnato a inseguire la Cgil. Invano, perché alla fine la Cgil non firmò.
L’agenda del premier prevede anche di ridurre il prelievo fiscale sul lavoro.
La possibile riduzione del cuneo fiscale passa proprio attraverso gli accordi aziendali e territoriali, perché consiste nella detassazione del salario di produttività. Peccato che il governo Monti abbia drasticamente ridotto questa detassazione, ridimensionandola sia per importo sia per platea di beneficiari.
La vostra proposta?
Serve una detassazione di dimensione almeno pari a quelle che avevamo fissato noi. A conti fatti, il nostro programma in materia di lavoro prevede di ripristinare la legge Biagi, l’applicazione dell’articolo 8 sulla contrattazione aziendale e la detassazione del salario di efficienza. Aggiungendo l’eliminazione del fattore lavoro dall’Irap.
Come contate di finanziarla?
Il gettito dell’Irap è destinato al servizio sanitario. Per finanziare un simile intervento occorre riorganizzare la sanità italiana come la Asl di Conegliano, da dove provengo, che ha chiuso il bilancio con un avanzo di gestione pari a 12 milioni.
Monti è destinato al matrimonio con la sinistra?
La sua agenda è scritta per guardare a sinistra. Monti vi ha inserito addirittura il salario minimo garantito. Uno strumento centralista, statalista e costosissimo. Tutto è stato fatto in funzione di un’alleanza con Bersani e nell’auspicio che non ci sia bisogno di Vendola. Il quale, però, nel dubbio viene trattato da Monti con una delicatezza e un rispetto che di sicuro non ci sono stati nei nostri confronti.
Tratto da Libero