Kyenge-Bonino, pensiamo all’Africa invece che alla cittadinanza
04 Maggio 2013
Si sta facendo un gran baccano intorno alla ministra per l’integrazione Kyenge e siamo passati dagli insulti xenofobi al trionfo del politically correct, con lei che si difende: "Sono nera, non ‘di colore’!". Kyenge annuncia di voler portare in parlamento un provvedimento sullo "ius soli" ma probabilmente i temi della cittadinanza saranno al secondo posto nel programma del Governo e la nomina voluta dal Pd odora un po’ di "tokenismo". Insomma, tutta la polemica e le barricate e le dichiarazioni di solidarietà degli ultimi giorni sono pulviscoli di campagna elettorale arroventati dal solito Borghezio.
E allora per una volta, visto che abbiamo il primo ministro nero della Storia, perché non provare a volare alto, sulla scorta di una semplice intuizione. Perché non provare a sprovincializzare la discussione sull’immigrazione? Cambiamo prospettiva e pensiamo alla politica estera italiana e della Ue. La nostra scassata portaerei nel Mediterraneo potrebbe diventare un grande avvocato dell’Africa a livello internazionale, se magari convincessimo Bruxelles. Abbiamo a portata di mano un’occasione epocale per risolvere la crisi del debito e lasciarci alle spalle l’austerità. Puntare sull’Africa.
La ministra Kyenge stringa un patto d’acciaio con la collega degli esteri Bonino, patto benedetto dai post-veltroniani e dall’Alfano "fiero di averla (Kyenge, ndr) nel nostro Governo". Si metta mano a un grande piano per l’Africa, si investa in tecnologia in Africa, mandiamo i nostri giovani a lavorare in Africa, riformiamo la cooperazione internazionale, torniamo a costruire dighe strade ospedali nei Paesi africani. Se davvero vogliamo contare in Europa con proposte nuove e affrancarci dalla politica casalinga della Merkel, l’Italia si faccia mentore e alleato dell’Africa e dei Paesi arabi moderati del Mediterraneo.
Abbiamo uno standing più elevato di altri Paesi, perché, tolta la grande prolatarie e l’avventurismo fascista, non siamo mai stati una vera potenza coloniale e non abbiamo partecipato in grande stile al neocolonialismo. Può valere per l’Africa, può valere per l’America Latina. Diamoci da fare invece di cincischiare solo sui CIE.