Ue, armi alla Siria ad agosto. I soliti “Stati disuniti d’Europa”
27 Maggio 2013
di redazione
Un altro passo indietro nella politica estera dell’Unione Europea. Bruxelles ha deciso di rinnovare le sanzioni contro la Siria, spostando qualche mese in là la possibilità data ai singoli Paesi membri di fornire armi ai gruppi della opposizione che in Siria combattono il regime degli Assad. Non prima della fine di agosto, però, poi si vedrà. I 27 raggiungono un accordo che, come al solito quando si parla di esteri, non è un accordo, con Catherine Ashton che cerca di spiegare qualcosa di incomprensibile. Che Europa è questa che non riesce a prendere una decisione comune? Secondo il ministro degli esteri inglese, Hague, l’embargo sulla fornitura di armi è finito. Almeno la posizione di Londra è chiara. Una mossa, quella europea, probabilmente dettata dal mantenere un basso profilo fino alla Conferenza sulla Siria che si terrà a Ginevra nel mese di giugno, voluta da Stati Uniti e Russia. Insomma, mentre il senatore repubblicano John McCain incontro Salem Idris, il generale dell’Esercito Libero siriano, cercando di stabilire un vero contatto con le forze non islamiste che si battono contro Assad, l’Europa rimanda di qualche mese qualsiasi azione diretta, che in Siria vuol dire, quotidianamente, altre vittime, il proseguire della repressione. E dobbiamo anche stare a sentire il ministro degli esteri turco Davutoglu che parla di "diritto alla autodifesa" mentre i Paesi europei se ne stanno con le mani in mano. Insomma, è il solito compromesso all’europea, un modo come un altro per distogliere l’attenzione dal fatto che gli "Stati Disuniti d’Europa" procedono come al solito in ordine sparso.