Quella del Cav. non sarà la “25ª ora”

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Quella del Cav. non sarà la “25ª ora”

28 Luglio 2013

Il conto alla rovescia è iniziato. Tra 24 ore sapremo quale sarà la sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi e il processo Mediaset. Quando i giudici entreranno in Camera di consiglio avranno tre opzioni: confermare la condanna (4 anni di reclusione, 5 interdizione dai pubblici uffici), assolvere il Cav. o rinviarlo a un nuovo appello. L’intervista pubblicata ieri da Libero e rettificata da Palazzo Grazioli aggiunge un quarto scenario. Scegliere con pervicacia il carcere, a quasi 78 anni, anche nel caso in cui Berlusconi dovesse scontare una condanna ai domiciliari (se rifiutasse l’affidamento ai servizi sociali).

Rilanciare, senza paura delle conseguenze e convinti della propria buonafede. Far emergere le contraddizioni e i paradossi della giustizia italiana. Chiedere di scontare la pena nel modo più devastante, a livello personale, politico, mediatico. Rendere ancora più stridente la "persecuzione" di questi anni: "i diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l’abnorme risarcimento a De Benedetti…", scrive Libero riportando il pensiero del Cav. Il contrario dello champagne molotov che si augurava Moretti nel finale del Caimano. Massima responsabilità davanti agli italiani.

Condannatemi pure e sarà una sentenza storica, la definitiva conferma che il potere giudiziario è pronto a destabilizzare la vita democratica pur di assolvere ai suoi compiti. Eppure, nonostante i processi "tolgano il sonno", quella di Berlusconi non sarà una "25esima ora" come nel celebre film di Spike Lee. Il Cav. non si prepara ad insultare i giudici come nel monologo di Monty, perché si è già dichiarato non colpevole. "Non farò cadere Letta", cita Libero. Meglio rovesciare sul potere giudiziario l’irresponsabilità di una condanna e sul Pd le responsabilità politiche della caduta del Governo, se cadrà.

Può funzionare. A patto che il Pdl tenga i nervi saldi comunque vada a finire. Ministri e parlamentari hanno promesso dimissioni in massa, pronti a fare quadrato attorno al leader insieme a nove milioni di elettori. Ma ragioniamoci un secondo. Se il Cav. fosse condannato, il Pd e la sinistra ritroverebbero (forse) un’unità di intenti con la loro base elettorale, perdendo definitivamente ogni collegamento con la maggioranza degli italiani. Con tutti quelli che non aspettano lo scoccare della 25esima ora.