Per chi crede alle favole c’è l’impeachment made in Grillo
30 Dicembre 2013
di Pino Scanzi
Beppe Grillo sceglie di raccontare una favola natalizia su "Re Giorgio" per annunciare che al ritorno dalle feste M5S chiederà l’impeachment del Presidente Napolitano. E’ la fiaba che in queste ultime settimane il Papageno ha zufolato per chiamare a raccolta grillici e qualche forzista irretito dal suo flauto nazionalpopolare. La storiella dell’uomo "molto anziano", che viveva "in una reggia che superava per sfarzo i palazzi dei reali d’Europa" e regnava sull’Italia da quando "su tutte le Russie" c’era "un tiranno di nome Stalin". Il raccontino del presidente che "faceva cancellare i nastri", rieletto da un "signore plurindagato", che non capiva "l’astio" delle stelline dei forcoidi, credendosi "unico baluardo prima dello sfascio della nazione".
Fino all’annuncio finale della richiesta di impeachment. Ebbene, nei giorni scorsi abbiamo cercato di spiegare quanto siano lontani dalla nostra realtà i forestierismi giuridici con cui ci si balocca tanto. Nella nostra Costituzione la realtà è quella dell’articolo 90 dall’iter assai complicato e che prevede i reati di "alto tradimento" e di "attentato alla Costituzione", di cui appunto si sarebbe macchiato Napolitano. Uno strumento, l’articolo 90, mai usato prima nella storia repubblicana, ma che il grillico ritiene di poter brandire con la finezza giuridica dei Mortati, degli Orlando e dei Ruini, denunciando come suprema colpa quel "riunirsi" del Presidente "una notte al Quirinale" con alcuni leader politici per dar vita a un governo. Che delitto signora mia!
Abbiamo anche provato a immaginare quanto sarebbe impervio un procedimento come quello evocato ingenuamente da Beppe Grillo, tra comitato bilaterale, aule riunite in seduta comune che votano a maggioranza assoluta fino alla decisione della Corte costituzionale, per arrivare alla conclusione che di semplice propaganda elettorale si tratta, di un teatrino ad uso e consumo del circo mediatico, di una favoletta che avrebbe messo i brividi a professionisti del genere come Calvino o Sciascia. Non essendo il capocomico un maestro di stile di tal pasta, prendiamo quindi quest’ultimo post letto sul suo blog per quello che è: una cantilena lunga e noiosetta che ci ha fatto schiacciare un digestivo pisolino natalizio.