Shalabayeva vola in Svizzera, tornerà in Italia per indagini a gennaio

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Shalabayeva vola in Svizzera, tornerà in Italia per indagini a gennaio

28 Dicembre 2013

Alma Shalabayeva, la moglie dell’oligarca Ablyazov, è tornata in Italia con la figlia Aula. Ha lasciato il Kazakistan con un visto di novanta giorni scaduto il quale dovrebbe rientrare nel Paese asiatico. Ieri la Shalabayeva ha ringraziato il ministro Bonino e il Governo italiano per gli sforzi fatti e ha detto di voler raggiungere il marito in Francia, "mi manca molto". "Ho temuto per la vita di mia figlia", ha detto in conferenza stampa, in Kazakistan "ci sentivamo sempre sotto sorveglianza, eravamo preoccupati di ricevere intimidazioni ma soprattutto avevamo timore per i nostri figli".

La donna ha potuto lasciare il Kazakistan con una ‘cauzione’ sulla casa in cui risiede il padre, che sarà requisita dal Governo se lei non dovesse fare ritorno. Ablyazov, che in patria viene accusato di aver sottratto 5 miliardi di dollari, è infatti in attesa di una udienza Oltralpe, dove è stato arrestato in Costa Azzurra nei mesi scorsi. La Russia e l’Ucraina, d’accordo con il Kazakistan, hanno chiesto l’estradizione dell’uomo. Secondo l’avvocatura generale dello Stato francese Ablyazov è "un criminale su larga scala". Per l’avvocato svizzero che assiste i figli della Shalabayeva, invece, "i kazaki non esiteranno a chiedere il suo arresto se lei non dovesse ritornare. Il piano è quello di trasformare la Shalabayeva da ostaggio a latitante". La donna potrebbe raggiungere presto Ginevra per incontrare la figlia ma sempre all’inizio di gennaio dovrebbe tornare in Italia per essere interrogata dalla magistratura sulle modalità che portarono al suo rimpatrio e sul presunto reato di "possesso di documenti falsi".

Nella stessa inchiesta, sono accusati di sequestro di persona l’ambasciatore del Kazakistan a Roma e altri due membri della ambasciata, che avrebbero fatto pressioni per ottenere l’espulsione della donna nel maggio scorso. Nel luglio scorso, il Governo italiano aveva revocato il mandato di espulsione nei confronti della Shalabayeva e della figlia: l’espulsione era stata corretta dal punto di vista formale ma non era stata comunicata al Governo, mentre il respingimento avrebbe violato le regole dell’asilo politico. A mutare l’indirizzo del Governo italiano fu la sentenza del tribunale del riesame del 25 giugno scorso, che aveva definito valido il passaporto, in precedenza giudicato taroccato, della donna. Shalabayeva avrebbe avuto anche un permesso di soggiorno della Lettonia, un Paese dell’area Schengen, e anche per questo non poteva essere espulsa.