Fiat compra Chrysler, la nuova sinistra scelga tra Marchionne e Landini

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Fiat compra Chrysler, la nuova sinistra scelga tra Marchionne e Landini

02 Gennaio 2014

Fiat ufficializza l’acquisizione di Chrysler e vola in Borsa (+14,3 per cento), la Cgil di Susanna Camusso lo definisce un "fatto di grande rilevanza" ma subito chiede a Marchionne "cosa intende fare Fiat nel nostro Paese, come gli stabilimenti italiani possano trovare la loro collocazione produttiva nel gruppo". Prepariamoci a sentire anche discorsi del tipo: se Fiat ha resistito alla crisi nel 2013 ora che ha preso Chrysler come potrebbe non investire in Italia? Fatto sta che nel 2004 Fiat in Italia rischiava di fallire e fu un operazione del governo di allora a salvarla, nonostante l’opposizione della parte più conservatrice del sindacato italiano. Da allora, il nuovo management, la parte più riformista del sindacato e i governi si sono mossi d’intesa fino al "risultato storico" di ieri, come l’ha definito Marchionne, destinato a rendere Fiat uno dei grandi player mondiali dell’automobile. E il Pd di Renzi? La nuova sinistra che vorrebbe ripensare il rapporto con i sindacati? "Oggi, legittimamente, possono salutare il significativo passo avanti nel consolidamento del gruppo, insieme agli investimenti recentemente confermati, quella parte della politica e del sindacato che hanno condiviso e sostenuto questo percorso", commenta il capogruppo di Nuovo Centrodetra, Maurizio Sacconi, "Non siamo proprio tutti uguali. E questo lo dico a Renzi che abbraccia Landini con il quale condivide la teoria per cui non possono costruire il nuovo coloro che hanno concorso ai problemi del vecchio". Lo stesso Landini che non più tardi di qualche settimana fa chiedeva al segretario di "non insistere con Marchionne". Per Sacconi, "l’ulteriore evoluzione delle politiche del lavoro e delle relazioni industriali devono avere infatti quali interlocutori coloro che nella vicenda Fiat hanno avuto ragione, non quelli che hanno avuto torto".