Tizio, Caio e Cossiga. Nei meandri della mente del Giudice che ha condannato Berlusconi

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Tizio, Caio e Cossiga. Nei meandri della mente del Giudice che ha condannato Berlusconi

07 Agosto 2013

Non risultando denunce per “manipolazione” da parte del giudice di Cassazione dottor Antonio Esposito a carico della casa editrice Newton Compton, pur in assenza della prova audio è da ritenersi autentica in ogni sua virgola la prefazione dal suddetto vergata per il libro di Ferdinando Imposimato “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”.

Per non rovinare la suspence e consentire ai lettori di farsi un’idea della ferrea logica giuridica e argomentativa dell’uomo che in nome del popolo italiano ha condannato a quattro anni il leader del centrodestra, rimandiamo al breve testo integrale che qui si allega (quantomeno è in lingua nazionale e non necessita di traduzione a fronte). Ci sia solo consentito di osservare, nella nostra belluina ignoranza e da profani orecchianti quali siamo, che a noi l’illuminante lettura qualche brivido nella schiena l’ha provocato.

Al di là dell’annuncio di mirabolanti ricostruzioni alla Dan Brown, apprendiamo infatti dalla prefazione del dottor Esposito che l’ultima fatica letteraria del collega magistrato Imposimato, dedicata al caso Moro, “fornisce la prova definitiva che le scelte del comitato di crisi presieduto da Francesco Cossiga furono il preludio della morte di Moro – influirono, cioè, in maniera mirata, sulla decisione delle Brigate Rosse di uccidere l’ostaggio” e “fornisce la prova piena della intenzionalità delle «clamorose inadempienze e delle scandalose omissioni da parte degli apparati dello Stato»” eccetera eccetera.

Imposimato non è nuovo alle “rivelazioni” sul caso Moro. A detta di Esposito, però, nel nuovo libro le sue teorie “trovano (…) definitiva conferma e certezza attraverso le dirompenti dichiarazioni – raccolte dall’autore – di due dei numerosi militari impegnati nei servizi di osservazione finalizzati alla successiva irruzione nella prigione di Moro e che ricevettero, poi, improvvisamente e inopinatamente l’ordine di immediata smobilitazione”. Osserva l’alto magistrato: “Le rivelazioni di questi due militari (…) sono troppo convergenti, coincidenti in tutto e per tutto: troppo dense di particolari, troppo piene di formidabili riscontri (il corsivo è dell’autore, ndr), tutti puntualmente verificati dall’autore, sì che ad esse deve attribuirsi la massima attendibilità, credibilità e veridicità”.

Qui ci fermiamo: come per ogni giallo che si rispetti, non sta bene svelare il finale. Ci limitiamo a osservare che per il supremo giudice di Cassazione basta la coincidenza tra due racconti raccolti in un libro ad attribuire loro “attendibilità, credibilità e veridicità”; e tutto ciò è sufficiente per raggiungere la “prova definitiva” che la condotta del comitato di crisi presieduto da Francesco Cossiga fu il preludio della morte di Moro, e la “prova piena” della “intenzionalità” di presunte inadempienze e omissioni che avrebbero consentito l’assassinio dello statista Dc.

Ops scusate, senza volerlo abbiamo rivelato l’assassino (Francesco Cossiga) e anche i testimoni: Tizio e Caio. Manca solo Sempronio.

[Leggi la Prefazione di Antonio Esposito al libro "I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia" di Ferdinando Imposimato]