Pd si stringe attorno a Bersani ma si divide su Renzi
06 Gennaio 2014
di redazione
Il Pd si stringe intorno a Pier Luigi Bersani, operato dopo una emorragia cerebrale, ma si divide su Renzi, dopo le dimissioni "irrevocabili" annunciate ieri dal viceministro della economia Stefano Fassina. Secondo l’Huffington Post: "Fassina ritiene di poter svolgere un ruolo importante. Cuperlo congelato dalla carica istituzionale, Civati condizionato dall’avere un suo uomo in posizione nominalmente importante in segreteria, Fassina ha tutte le carte in regola per giocarsela all’interno del partito. Pensa di potere avere il ruolo di antagonista interno di Renzi che gli avversari di Renzi alle primarie, per un motivo o per l’altro, non sono in condizione di svolgere". C’è chi dice che domani il neosegretario potrebbe fare visita a Bersani in ospedale ma è chiaro che nel partito democratico aumentano i maldipancia verso "l’autoritarismo", come lo ha definito Beppe Fioroni, del sindaco di Firenze. Renzi, secondo il cuperliano Dario Ginefra, dovrebbe "sostituire le insegne del congresso con quelle unitarie del nostro Partito, così come sarebbe giusto che riflettesse sull’esigenza del paese di non essere sottoposto allo stress test di una verifica di governo permanente". Così il Pd sembra dividersi ancora una volta al suo interno, fra i "turchi" che di recente hanno contestato il Job Act ma sembrano pronti a dialogare con il segretario, i dalemiani e i bersaniani pronti alla opposizione interna, e il presidente Cuperlo che si trova a dover esercitare un non facile compito dialettico.