Quagliariello avverte il designato. “Ma non puntiamo alle poltrone”

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Quagliariello avverte il designato. “Ma non puntiamo alle poltrone”

18 Febbraio 2014

Ministro Gaetano Quagliariello il cammino di Renzi appare tutt’altro che semplice. Il Nuovo centrodestra quali paletti programmatici pone per dare il via libera al governo?

«Noi riteniamo che ci sia ancora bisogno di riforme economiche e istituzionali e per questo non ci sottraiamo a priori al tentativo di dare un governo al Paese. Ma ci saremo se e solo se verrà sottoscritto un accordo di programma che indichi chiaramente le cose da fare e le cose da non fare, e nel quale le proposte del centrodestra siano ben riconoscibili. Il governo Renzi potrà nascere con il sostegno del Nuovo Centrodestra se e solo se avremo la possibilità di tutelare gli interessi dei moderati italiani in materia di lavoro, di fisco, di sburocratizzazione. Parleremo attraverso proposte precise».

Eppure vi si accusa di fare un po’ di manfrina. Si dice che senza accordo ci sarebbe il rischio elezione, che voi vedreste con terrore. Che dice?

«Dico che è una fesseria. Noi riteniamo che andare al voto senza aver fatto le riforme e senza una nuova legge elettorale sarebbe deleterio per il Paese. Per questo siamo pronti a una ulteriore prova di responsabilità. Ma per quanto ci riguarda non abbiamo paura del voto. Anche perché dovremo comunque confrontarci col verdetto dei cittadini alle elezioni europee. Non a caso lo scorso fine settimana, davanti a migliaia di amministratori locali di Ncd riuniti a Roma, abbiamo presentato il simbolo informato da scheda elettorale».

È tutta una questione di spartizione delle poltrone?

«Se avessimo scelto la comodità, saremmo rimasti dov’eravamo: in un partito già affermato, con tanti soldi, mezzi in abbondanza e un marchio già consolidato. Abbiamo intrapreso una nuova avventura senza risorse, senza un euro di finanziamento pubblico, contando sulla forza dell’entusiasmo. Ci autofinanziamo ogni iniziativa e nella nuova sede condivideremo finanche le seggiole per lavorare. Altro che poltrone.»

Alfano rischia il ministero dell’interno. Per voi questa è una pregiudiziale?

«Non siamo a caccia di posti. Diverso è il tema della rappresentanza politica: se nascerà, questo dovrà essere un governo d’emergenza forte che rappresenti le maggiori forze di sistema del centrodestra e del centrosinistra. La cosa importante è che ciò sia chiaro anche in termini di configurazione dell’esecutivo. Tutto il resto, come avrebbe detto Marx è sovrastruttura».

Il vostro no è categorico verso Sel oppure dipende dal programma?

«C’è solo un punto programmatico tra noi e Sel: l’incompatibilità reciproca. Se ci sono loro, non c’è il Nuovo Centrodestra».

Lei si è tirato fuori dalla corsa per il governo. Perché?

«Il governo Letta-Alfano sulle riforme ha fatto un gran lavoro. Questo lavoro non deve andare perduto. La parola deve passare al Parlamento. E le riforme dovranno partire dal perimetro della maggioranza ma anche andare oltre. Non credo che in questo quadro un ministero delle Riforme possa servire. Io comunque avevo già preso una decisione in caso di un rimpasto o di un Letta-bis. A maggior ragione ne sono convinto nell’attuale quadro politico».

Farà il coordinatore del partito?

«Se il mio partito mi chiederà un impegno diretto, sarò ben lieto di dare il mio contributo».

Le riforme costituzionali non rischiano di subire un freno dal nuovo quadro politico?

«Le riforme restano una priorità per il Paese. Noi teniamo il piede sull’acceleratore e abbiamo già presentato le nostre proposte».

E la legge elettorale che fine farà?

«Dovrà essere portata a termine, salvaguardando l’impianto ma correggendo le tante cose che ancora non vanno. E restituendo il potere di scelta ai cittadini».

Come giudica il bilancio del governo uscente? Solo annunci?

«Il governo Letta-Alfano ha riportato l’Italia a crescere dopo ventisette mesi consecutivi col segno meno. Ha riacceso l’attenzione del mondo sul nostro Paese, ha fatto scendere lo spread e, inoltre, ha invertito la tendenza sul fronte fiscale. Negli ultimi mesi abbiamo scontato il congresso permanente del Pd che troppo generosamente abbiamo assecondato. Ci auguriamo ora che questo congresso sia finito».

I reciproci insulti tra Forza Italia e Nuovo centrodestra non sembrano la strada indicata per una futura collaborazione. Non vi sentite in un cul de sac?

«Il flop della Sardegna dimostra che senza il Nuovo Centrodestra non si vince. Berlusconi in campagna elettorale ha insultato noi e accarezzato Renzi. Risultato: Forza Italia è sotto il 20 per cento e Cappellacci ha perso. Se si continua così nessuna alleanza sarà scontata. E non siamo certo noi a rischiare il cul de sac. Noi siamo il centrodestra del futuro».

Parliamo di Bari. Ci sarà un candidato unico oppure il centrodestra avrà più candidati?

«Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità per un accordo, che sia però un accordo vero e non un “patto leonino”. Mi pare che ogni volta che siamo a un passo dal traguardo ci sia qualcuno che induce a una retromarcia… Sbagliare è umano ma perseverare sarebbe diabolico».

(Tratto da la Gazzetta del Mezzogiorno)