Obama ci prova col salario minimo, pressing sul Congresso
28 Gennaio 2014
di Joe Galt
Il presidente Barack Obama stasera tiene il suo discorso sullo Stato della Unione, un discorso importante, perché il consenso verso Obama, soprattutto tra la sinistra democrat, scende, mentre i repubblicani hanno ripreso a salire negli indici di gradimento. Non che il presidente degli Usa sia particolarmente debole; al secondo mandato, arginati i Tea Party e barra dritta al centro nonostante gli scandali internazionali, Obama ha un asso nella manica: l’aumento di qualche dollaro sul salario orario dei dipendenti federali, oltre ad altre proposte su occupazione, immigrazione, diritti civili, stretta nell’uso delle armi da fuoco. Obama sembra intenzionato a sfidare sempre di più il Congresso su tali materie, in particolare il filibustering repubblicano, che già in passato in materie economiche è dovuto passare a più miti consigli. Fino a spingersi a procedere da solo e senza l’avvallo della Camera Bassa e del Senato. Tutto pur di dare nuova brillantezza alla sua azione di governo che non convince più fino in fondo gli americani e una parte della sua costituency tradizionale. Certo l’economia cresce del 4%, la recessione sembra finita, ma il deficit federale continua ad essere una bestia da domare per il 75 per cento degli americani. Stretto tra promessa degli aumenti di salario e le esigenze di bilancio, stasera Obama dovrà convincere gli americani, ma ancor prima i rappresentanti del Congresso, che bisogna darsi una mossa per ripartire con la crescita.