Oltre la crisi un’economia che lavora per il Bene Comune

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Oltre la crisi un’economia che lavora per il Bene Comune

13 Marzo 2014

Nel Paese la crisi è ancora profonda e attuale, ma in molti sono certi che si possa cominciare a guardare oltre. Ogni giorno donne e uomini che operano nel settore no profit lavorano ad un’altra economia, non basata sul profitto puro ma sulla produzione di un bene più diffuso non individuale, il “bene comune”. In tutto il territorio nazionale, ma soprattutto al Sud, le fasce più deboli della società, in particolare donne e giovani, partecipano ad un’economia sociale e solidale. A dimostrarlo sono oltre 20 mila nuovi posti di lavoro che le cooperative sociali hanno creato dal 2011 fino ad oggi, e un tale numero – specie di questi tempi – non è certamente basso. I dati mostrano che dal 2001 il terzo settore è cresciuto circa del 30% in organizzazioni d’impresa e del 40% in occupati; basta pensare che ogni giorno 4 milioni e mezzo di volontari e 1 milione di lavoratori all’interno di 300mila libere strutture di produzione offrono  beni e servizi essenziali a più di 30 milioni di abitanti.

Queste organizzazioni, ossia enti privati impegnati nella valorizzazione del bene comune, proprio perché non vincolate alla regola del profitto immediato sono state le uniche in grado di affrontare le nuove problematiche che la crisi ha fatto emergere quali l’aumento del differenziale di ricchezza, l’impoverimento e l’indebolimento del ceto medio e la mancanza cronica di occupazione. Le Banche Popolari italiane, forti della loro capacità di prossimità al territorio e della loro tradizione di istituti locali votati al sostegno delle comunità di riferimento, sono sempre state vicine alle attività del Terzo Settore, attraverso una sinergia che nel corso degli anni ha generato legami divenuti nel tempo più stretti.

Oggi il credito erogato dalle Popolari al Terzo Settore supera i 3 miliardi di euro e rappresenta l’1% degli impieghi totali a clientela, per una quota di mercato prossima al 30%. Inoltre, dall’inizio della crisi i finanziamenti delle Popolari al terzo settore sono  aumentati del 60%, mentre per il resto del sistema l’incremento è stato di appena il 22%. Anche il numero dei clienti è un indicatore che rappresenta bene l’importanza e il legame tra Banche Popolari e Terzo Settore, 270 mila imprese e associazioni no-profit pari al 2% della clientela complessiva della Categoria contro un dato per le altre banche pari all’1,3%.
Anche nei confronti delle piccole e medie imprese il sostegno delle Popolari in tutto il 2013 è stato particolarmente significativo con erogazioni di nuovi affidamenti per 34 miliardi di euro che si aggiungono agli oltre 120 miliardi già finanziati dal 2008. Sono state ancora una volta le reti di impresa del territorio le destinatarie principali dei finanziamenti delle Popolari che sono cresciuti, nel periodo 2008-2013, del 6,9%, con aumenti rilevanti  al Centro e al Sud, rispettivamente pari al 15,9% e al 10,8%. Questi dati, oltre ad essere positivi, specie se calati in una realtà di crisi senza precedenti, lo sono ancora di più se paragonati a quelli di sistema. Nello stesso periodo, il dato medio nazionale sull’andamento degli impieghi alle imprese è stato pari al -3,3%, così come negativo è risultato anche il dato dei finanziamenti alle PMI   (-0,1%).

La tendenza delle banche del territorio, votate per loro natura a rimanere l’unico riferimento delle realtà imprenditoriali specie nei momenti di difficoltà si è tradotta in un aumento delle quote di mercato, giunte nel 2013 al 26,2% per il credito alle imprese e al 26,1% per il credito alle PMI, con aumenti rispettivamente pari a 3,4 e 1,7 punti percentuali nel periodo 2008-2013.  Anche sul lato dei depositi il Credito Popolare ha sperimentato dinamiche positive: nel periodo 2008-2013 la crescita dei depositi è stata infatti pari al 19%, superiore di 6 punti percentuali a quella del sistema bancario, raggiungendo ad ottobre 2013 il valore di 278 miliardi di euro. Anche i clienti sono aumentati arrivando a 12,5 milioni. L’incremento della clientela in particolare è stato comune a tutte le realtà della cooperazione bancaria europea, con il dato italiano al primo posto in termini di flussi positivi.

La banca popolare propone la sua funzione creditizia come banca locale non perché di dimensioni in generale contenute, bensì perché si caratterizza per la capacità di identificarsi con l’economia dell’area, per la conoscenza dei problemi degli operatori che vi operano, per l’importanza e il ruolo che assume per lo sviluppo delle zone servite. Il ruolo di banca del territorio passa anche attraverso la valorizzazione di tutte le risorse che hanno dimostrato di cooperare per garantire quella coesione sociale, alla base stessa delle origini e della ragione delle Popolari, nate per assicurare al più ampio numero di privati, famiglie e imprese l’accesso al credito, nella certezza che lo sviluppo e la crescita del tessuto di una comunità sono raggiungibili soltanto tramite la formazione continua di capitale sociale e la costruzione di una partecipazione inclusiva al bene comune.

* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari