LGBTI e matrimoni gay. Quant’è sconnessa la Ue dai Paesi europei
04 Febbraio 2014
Quanto sia connessa Bruxelles con la cancellerie europee lo dimostra la odierna risoluzione Ue sui diritti fondamentali delle persone LGBTI. Oltre al doveroso richiamo contro la discriminazione di gay, lesbiche e transgender contenuto nel rapporto Lunacek e alle solite politiche costruttiviste di "pianificazione pluriennale" richieste agli Stati membri, si apprende che la Commissione sta lavorando sul riconoscimento transfrontaliero delle nozze gay. Nello specifico al "riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell’Unione europea, compresi i matrimoni, le unioni registrate e il riconoscimento giuridico del genere, al fine di ridurre gli ostacoli discriminatori di natura giuridica e amministrativa per i cittadini e le relative famiglie che esercitano il proprio diritto di libera circolazione". Dicevamo della "connessione" tra Ue e singoli governi europei. Il tutto avviene infatti all’indomani delle notizie che arrivano dalla Francia, dove il governo Ayrault, appoggiato dal Presidente Hollande, dopo essersi fatto portabandiera dei matrimoni gay ha fatto una netta marcia indietro, lasciando intendere che sul punto se ne riparlerà nella seconda metà dell’anno. Il movimento "Manif pour tous" festeggia nella sordità assoluta di Bruxelles.