Chi ha creato Grillo adesso non può indignarsi

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Chi ha creato Grillo adesso non può indignarsi

20 Maggio 2014

Le ultime assurdità sparate da Grillo, da Vespa piuttosto che durante il comizio di sabato scorso a Torino, hanno fatto comprendere anche ai più scettici la natura autoritaria del movimento e soprattutto quali rischi corra il Paese nell’ipotesi che dovesse arrivare al governo. Ma ora che tutti si indignano per i toni usati dal comico, sarebbe bene ricordare che forse la sua ascesa è stata favorita anche dalla posizione assunta dai mezzi d’informazione, ad iniziare dalla stampa e dalla televisione.

I libri anti-casta uniti alle centinaia di articoli apparsi in questi anni che hanno creato un sentimento anti-politico il cui obiettivo originario era probabilmente quello di indebolire i partiti esistenti per arrivare ad un nuovo assetto politico o favorire l’emergere di un potere tecnocratico; i toni esasperati contro l’Europa uniti a scemenze come quella del ritorno alla Lira come rimedio di tutti i mali, diffusi da personaggi assolutamente impreparati a commentare le vicende economiche e finanziarie; i toni populistici dei talk-show in cui si è lasciato spazio a figure ridicole o ad autentici “fenomeni da baraccone” come chi in televisione sostiene la tesi di uscire dall’Euro e stampare moneta all’infinito.

E ancora, i continui paralleli con la Grecia ed il Portogallo quando chiunque sa che il confronto tra l’economia italiana e quella di Atene e Lisbona è praticamente privo di senso; il tralasciare i punti di forza del nostro sistema economico per sottolineare sempre e comunque i lati negativi; gli elogi fatti da certe trasmissioni o giornali sui presunti successi di Paesi come l’Ecuador o l’Argentina quando ad una più attenta analisi si vedeva chiaramente come in realtà in quei due Paesi vi fosse ben poco di positivo da prendere ad esempio.

Lo spazio dato a blogger e ciarlatani di ogni risma spesso presentati come economisti o massimi esperti che non hanno fatto altro che parlare di tracolli e fallimenti imminenti quando, vista la loro impreparazione, ci voleva poco per capire che quello che affermavano erano assurdità; gli articoli improntati al peggior pessimismo solo magari per vendere qualche copia in più; il riprendere continuamente i comunicati di associazioni pieni di stime catastrofiche quando invece chiunque sa che l’attendibilità di quelle rilevazioni è molto bassa. 

Ecco tutto questo ha favorito l’emergere di Grillo e del suo movimento. Sarebbe però errato darne la colpa solo alla stampa ed alla televisione. Se in Italia moltissimi giovani si informano su siti spazzatura e credono ai complotti, alle balle del signoraggio bancario e delle scie chimiche, ai No-Tav ed all’idea che facendo default si apra la strada ad un nuovo mondo ideale e non al disastro economico e sociale, la responsabilità è anche di un sistema scolastico che ignora lo studio del diritto, dell’economia, della storia contemporanea e dei problemi del mondo d’oggi ed è rimasto fermo all’Ottocento.

Eppure non ci sarebbe voluto molto per contrastare questa deriva. Sarebbe bastato usare toni meno esaltati e più pacati, dare spazio a quelle voci che non parlavano sempre di "stare sull’orlo del baratro" ma sottolineavano non solo i punti di forza della nostra economia ma anche il fatto che, nonostante tutto, l’Italia era ancora tra le prime dieci economie del pianeta per PIL globale e pro capite e disponesse di un livello di ricchezza privata tra i più alti, se non il più alto in assoluto, al mondo.

E’ il caso di Marco Fortis, ma anche di tanti altri validi studiosi ed economisti, che hanno sempre sottolineato come le finanze italiane fossero più solide di quelle di tanti altri Paesi europei e che i rischi di un nostro default fossero inesistenti. Sarebbe bastato anche ricordare che la corruzione gli scandali ed il malaffare sono presenti ovunque e nessun Paese ne è immune.

Ora però Grillo fa paura. Fanno paura i suoi toni isterici, i riferimenti ai tribunali speciali ed ai processi sommari, la visione autoritaria che ha dello Stato. Ma soprattutto fa paura la prospettiva che possa arrivare al potere. Perché con Grillo ci troveremmo (forse) con qualche parlamentare onesto in più, ma la sua “decrescita felice” avrebbe le sembianze del fallimento del Paese e di un tracollo economico e sociale che impoverirebbe – stavolta sul serio – gli italiani e farebbe sprofondare l’Italia in uno scenario da terzo mondo. Ne vale la pena?