
Quagliariello: “Campagna difficile, AP vera sorpresa delle Regionali”

30 Maggio 2015
Difficilissima, avvincente, concentrata sul risultato di oggi ma proiettata verso il progetto di domani: così il coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello, tirando le somme con l’Occidentale alla vigilia delle regionali, descrive il mese di campagna elettorale appena concluso.
Senatore Quagliariello, perché difficilissima?
"Perché applicando alla contesa elettorale il precetto ‘conoscere per deliberare’, c’è bisogno che per esprimere consapevolmente il proprio voto i cittadini siano pienamente informati sulle offerte politiche in campo. In questa tornata abbiamo il Pd renziano che perde pezzi a sinistra, Salvini che soffia sul fuoco della crisi e perde pezzi in Veneto, per Forza Italia si fa prima a fare la conta di chi è rimasto… E poi c’è Area Popolare, l’unico progetto che ha aggregato nuove forze ed energie. Ma sfido chiunque a sostenere che i grandi mezzi di informazione abbiano dato conto della sua esistenza".
Cos’è, un complotto per oscurarvi?
"Ma no, non ho mai gridato al complotto in vita mia e non inizierò ora. Rilevo tuttavia una situazione incresciosa e oggettivamente penalizzante. Nella maggioranza assoluta delle regioni al voto Area Popolare esprime i candidati presidenti e questi ultimi hanno unito ad AP i loro movimenti in liste comuni, eppure i mass media li attribuiscono ad altri partiti. Nei sondaggi, anche nelle regioni nelle quali esprimiamo il candidato, finiamo catalogati fra le altre liste. Ma sa qual è il bicchiere mezzo pieno?".
Qual è?
"E’ che l’oscuramento mediatico ci ha fatto riscoprire la passione della campagna elettorale porta a porta. I voti che raccoglieremo ce li saremo conquistati uno dopo l’altro, casa dopo casa, piazza dopo piazza, città dopo città. In una competizione fortemente polarizzata fra le forze più grandi, la nostra prova di resistenza avrà un peso specifico elevatissimo e un significato politico determinante per il futuro della nostra metà campo".
Lei parla di metà campo. Ma qual è la vostra? Siete al governo con il Pd e nelle regioni contro il Pd, dite "mai con Salvini" e in alcuni casi siete alleati con lui…
"La nostra metà campo è chiarissima, e l’ampiezza di questa tornata elettorale ci ha consentito di rendere evidente la nostra collocazione nell’area alternativa alla sinistra. Siamo temporaneamente al governo con i nostri avversari perché la sinistra non ha vinto le elezioni politiche del 2013 e quindi non sarebbe stato giusto lasciare che detenesse il monopolio di scelte che segneranno il nostro Paese per i prossimi vent’anni. I cittadini di centrodestra avevano diritto di vedere le proprie idee rappresentate nelle scelte di governo. Cosa che peraltro, a giudicare dai risultati, ci sta riuscendo benissimo. Quanto alle regionali, in molti avevano scommesso che avremmo dato vita ad alleanze a macchia di leopardo, dettate da convenienze e opportunismi, come nelle peggiori tradizioni. E invece abbiamo fatto una scelta di grande coerenza. Altri a destra non possono dire altrettanto".
Sia più esplicito.
"Volentieri. Noi vogliamo edificare il centrodestra del futuro nella prateria che c’è tra Renzi e Salvini. Conseguentemente, in sette regioni su sette siamo schierati contro il Pd e in nessuna regione sosteniamo candidati della Lega Nord. In due soli casi siamo nella stessa coalizione della Lega: in Umbria, dove il Carroccio si è aggregato al candidato presidente di Area Popolare, e in Liguria dove abbiamo stretto un accordo con il candidato presidente di Forza Italia e Salvini dopo aver tanto abbaiato si è messo a cuccia. Non siamo evidentemente noi gli incoerenti".
Parla di coerenza ma avete sette simboli diversi per sette regioni…
"Siamo fieri dei nostri sette simboli. Essi sono frutto di un percorso inclusivo di crescita e allargamento. Noi siamo nati come Ncd, ci siamo proiettati verso Area Popolare e sotto queste insegne ci siamo uniti con Marche2020 di Gian Mario Spacca, con i movimenti di Claudio Ricci in Umbria e di Francesco Schittulli in Puglia, con la rete civica di Giovanni Lamioni in Toscana. Abbiamo abbracciato la sfida di Flavio Tosi in Veneto. Ognuno di quei simboli è la narrazione di un percorso".
Cosa vi aspettate nell’immediato da questo percorso, e dove condurrà dopo il voto di domenica?
"Noi siamo certi che Area Popolare sarà una delle sorprese di queste regionali. Sul finale la campagna elettorale si è fortemente polarizzata: Renzi da una parte, Salvini e Grillo dall’altra. In mezzo un vecchio centrodestra che non ha ancora deciso cosa vuole fare da grande, e il nostro progetto: il cantiere del centrodestra del futuro che possa sfidare il Pd al ballottaggio secondo le nuove regole dell’Italicum e che non lasci alla sinistra il monopolio del buon senso".
Di questo cantiere faranno parte Raffaele Fitto e Flavio Tosi?
"Ne faranno parte senz’altro gli uomini che come candidati presidenti hanno condiviso la nostra sfida. E io penso che con Raffaele e Flavio dal giorno dopo il voto bisognerà mettere in campo una unità di azione. Siamo tutti operai impegnati a costruire nella stessa direzione".
Ma voi siete al governo e loro all’opposizione…
"Bisognerà trovare il modo di definire strategie comuni. Anche rispetto al rapporto con il governo".
Un’ultima domanda sul caso De Luca. Il ministro Boschi dice che il sindaco di Salerno è candidabile ed eleggibile come presidente della Campania.
"Il ministro Boschi dice una verità, peccato che sia incompleta. De Luca è candidabile, eleggibile ma un minuto dopo verrebbe sospeso per effetto della legge Severino. Semmai ce ne fosse stato bisogno, il pronunciamento della Cassazione è piuttosto chiaro".
Ma il diretto interessato dice che se i cittadini lo sceglieranno il problema, puff!, sparirà…
"Anche Barabba ha vinto il ballottaggio. Quanto al problema Severino, è vero il contrario: se i campani commetteranno l’errore di scegliere De Luca, il problema, puff!, apparirà d’incanto. Noi siamo garantisti ma diciamo no alla doppia morale. Sulla legge Severino abbiamo avanzato riserve in tempi non sospetti, subendo gli strali del partito di De Luca che, in tempi sospetti, ha difeso acriticamente quella norma".