Cicchitto: “Questo è il momento peggiore per il Mediterraneo”
08 Agosto 2014
C’è una guerra nell’Islam e c’è un Occidente che ondeggia di fronte alla violenza che attraversa Gaza, la Libia, la Siria, l’Iraq. Paghiamo una catena di errori di valutazione che rendono quello attuale «il momento peggiore per quanto riguarda la realtà del Mediterraneo». E’ un quadro preoccupato e a tratti sferzante quello che ci consegna il presidente della commissione affari esteri della Camera, l’onorevole Fabrizio Cicchitto (Ncd), di ritorno insieme alla delegazione italiana da una missione che negli ultimi giorni ha toccato Israele e i territori della Autorità Palestinese.
«La trattativa è sul filo del rasoio. Israele si è detta disponibile a rinnovare la tregua, Hamas ha replicato che lo farà solo a patto di ottenere i suoi obiettivi negoziali: a quel punto la risposta di Gerusalemme è stata riprenderemo i bombardamenti se tornerete a lanciare missili sulle nostre città». Mentre scriviamo, giungono notizie di nuovi missili di Hamas. La tregua non regge. Quindi l’incognita è totale. Sarebbe auspicabile che l’Olp-Fatah prendesse le distanze da questa estenuante rottura, ma finora non se ne hanno tracce.
Il problema è che la vicenda palestinese riproduce in scala ridotta quelle divisioni tra gruppi e forze che si scontrano ormai da anni nella ‘guerra mondiale islamica’. Da una parte il blocco, «che non è uno schieramento», di Paesi più o meno legati all’Occidente, l’Egitto, la Giordania, gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, «molto diversi uno dall’altro» e che contrastano «l’altro blocco fatto di integralismo religioso che sfocia nel terrorismo». Dai contatti avuti durante il viaggio della delegazione italiana, l’impressione è che «l’OLP e Fatah tendono a sottovalutare come lo stesso mondo palestinese, al suo interno, non sia sfuggito a questa dinamica conflittuale: nel 2007 Gaza fu terreno di scontro, armi alla mano, tra Fatah e Hamas, con quest’ultima che dopo aver vinto le elezioni si impose nello scontro armato».
Hamas è una forza «multifaccia», «è una realtà politica organizzata sul territorio ma possiede una componente religiosa che arriva fino al fanatismo e che produce terrorismo. Hamas ha un tasso di violenza e una spregiudicatezza micidiale nell’uso dei media», prosegue Cicchitto. «Il mese scorso in Siria ci sono stati qualcosa come 5.000 morti. Ma i bambini e le donne che vengono ammazzate in Siria non appaiono sulle televisioni occidentali come invece accade per i morti palestinesi a Gaza». Ci troviamo insomma «nel pieno di un paradosso strategico, militare e mediatico».
E’ auspicabile far tornare l’OLP nella Striscia, un’area anche «possibilmente rinnovata», visto che le ragioni per cui in passato ha perso politicamente sono state gli episodi di corruzione e il suo immobilismo burocratico, perché per vincere una scommessa così difficile Israele ha bisogno di un interlocutore arabo affidabile. «L’Egitto può svolgere un ruolo negoziale fondamentale perché è in grado di condizionare Hamas, sui valichi, per una serie di questioni territoriali e così via, in un contesto nel quale, fino adesso, gli Stati Uniti sembrano aver fallito il loro compito di mediazione complicando ulteriormente le cose» quando hanno sposato, nel mese di luglio, le posizioni di Turchia-Qatar-Hamas.
Ed ecco allora che guardando alla dimensione locale del conflitto di Gaza e a quella generale nel mondo arabo e islamico, appare evidente come «le uniche realtà che rimangono in campo attrezzate» per arginare l’eruzione dei fondamentalismi e del terrorismo «sono l’Egitto da una parte e Israele dall’altra». (Fine della prima puntata, continua…).