Qualcuno dica ai greci cosa voteranno al referendum

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Qualcuno dica ai greci cosa voteranno al referendum

01 Luglio 2015

Prepariamoci a una settimana di fuoco in cui a farla da padrone saranno gli spin doctor. Il motivo del contendere sarà il senso da dare al referendum annunciato con un blitz dal premier greco Tsipras, che ha portato il popolo di Syriza in piazza come se fossimo in una veglia (il grande malato è l’Europa).

 

Se Matteo Renzi ha scelto la strada della riduzione del danno – in un tweet il presidente del consiglio ha scritto che per i greci si tratta di scegliere tra l’euro e la dracma – in realtà Atene e i suoi creditori cercano e cercheranno ognuno di volgere a proprio favore il significato ancora prima del risultato del voto popolare.

 

Al momento infatti non è chiaro quale sarà il quesito su cui andranno a esprimersi i greci. Se dovesse essere “volete voi che continui la cura a base di austerity”, e il governo Tsipras sta cercando di dare questa interpretazione al referendum, probabilmente i greci voteranno “no” alle riforme (sono mesi che la Grecia risponde picche in materia).

 

Se invece il senso fosse “volete voi restare nell’eurozona”, che è l’interpretazione che si sta cercando di dare a Bruxelles, è altrettanto probabile che i greci, spaventati dal razionamento ai bancomat che nei prossimi giorni potrebbe anche creare problemi di ordine pubblico, voteranno “sì”, restiamo.

 

Ecco perché è la settimana dei comunicatori, in particolare quelli europei, che lavorano sull’equivalenza “no” uguale Grexit: il no all’euro è un no all’Europa. Da qui gli interventi dei leader europei, Juncker innanzitutto, che per la prima volta si rivolge direttamente all’opinione pubblica di uno degli Stati membri invitandola a votare contro il proprio governo.

 

Qualcuno teorizza che Tsipras sia intenzionato a seguire una strategia “win win”, se vince il sì la sinistra raccoglierà un successo legato al fatto di aver sbattuto i pugni sul tavolo e risposto picche al Fondo Monetario; se vincesse il “no” Tsipras sarebbe ulteriormente legittimato dal fatto di aver dato al suo popolo questa indicazione di voto.

 

Una pericolosa partita di poker, perché nell’incertezza dominante il leader greco rischia di portare il suo Paese in un vicolo cieco, lasciandolo allo sbando. Quale che sia l’esito del referendum, infatti, in Grecia sembra avvicinarsi il momento di tornare alle urne.

 

Se vincesse di nuovo, Tsipras potrebbe uscirne rafforzato e con una maggioranza più moderata. Ma se l’obiettivo era tenere lontani i tecnici e la troika, sul breve periodo, il risultato rischia di essere l’opposto di quello desiderato dalla sinistra greca.