Caso Cucchi e Facebook, interpellanza al Governo difende Forze dell’Ordine
08 Gennaio 2016
di redazione
Sapere “quali iniziative pubbliche intenda intraprendere il governo per tutelare la dignità e l’incolumità personale degli appartenenti alle Forze dell’ordine e delle loro famiglie di fronte una evidente strategia di discredito che può portare a conseguenze anche più gravi di quelle immaginate da coloro che la mettono in atto”, lo chiedono, in un’interpellanza rivolta al presidente del Consiglio Renzi e all’esecutivo, i senatori Giovanardi, Augello, Compagna, Mauro, Quagliariello, dopo la pubblicazione su Facebook di alcune foto di agenti delle forze dell’ordine paragonati ad assassini.
Nella interpellanza si sottolinea la recente assoluzione da parte della Corte di Cassazione dei “tre agenti di custodia, contro i quali la famiglia Cucchi si era costituita parte civile sostenendo fossero responsabili della morte del giovane Stefano Cucchi”. Si fa riferimento alla iniziativa, analoga a quella presa da Ilaria Cucchi, da parte della “signora Lucia Uva nei confronti di un poliziotto di Genova accusato, in concorso con altri poliziotti e carabinieri, di aver causato la morte del fratello Giuseppe, in un processo in corso determinato da una imputazione coatta del Gip dopo che tre Pubblici Ministeri, fra cui il Procuratore capo di Varese, avevano chiesto l’archiviazione del caso non avendo riscontrato elementi di responsabilità a carico di agenti di polizia e carabinieri”.
Si ricorda inoltre la “solidarietà” espressa ai Cucchi e alla Uva da Patrizia Moretti Aldrovandi che si è dichiarata “pentita di non aver compiuto lo stesso gesto per i poliziotti condannati per omicidio colposo per la morte del figlio Federico”, dopo che, si legge ancora nel documento, “la stessa signora Moretti, in un pubblico incontro in data 27 novembre, aveva paragonato i quattro poliziotti di Ferrara, che colposamente avevano determinato la morte del figlio, ai terroristi che avevano insanguinato Parigi”. “In questo clima di odio gli agenti e i carabinieri, così brutalmente esposti come assassini prima che alcun tribunale abbia accertato le loro eventuali responsabilità,” si legge quindi nella interpellanza, “sono stati minacciati di morte e insultati insieme ai famigliari in un crescendo che è arrivato persino a cori organizzati dagli Ultras contro le Forze dell’Ordine”.
“Non vi è dubbio alcuno circa il divieto di esercitare violenza fisica e morale nei confronti di persone private della libertà e sottoposte alla custodia dello Stato e circa la necessità di accertare le responsabilità e irrogare le relative sanzioni qualora a tale divieto si contravvenga,” concludono i senatori nella interpellanza, “ma analoga interdizione, della quale nessun dolore può consentire l’inosservanza quasi fosse una impropria forma di ‘vendetta’ da parte di chi ha perso un familiare, dovrebbe riguardare le violenze morali soprattutto nei riguardi di persone delle quali non sia stata ancora, o addirittura non sia stata mai, dichiarata la colpevolezza”.