Erdogan fa arrestare i professori, l’Europa tace
15 Gennaio 2016
Il "sultano" Erdogan colpisce ancora. La polizia turca ha arrestato 12 intellettuali che avevano chiesto di fermare le operazioni militari contro i curdi nel Paese. "Non vogliamo essere coinvolti in nessun modo in questo massacro," hanno scritto gli intellettuali nella lettera firmata da 1128 professori di 89 università, non solo turche. In Turchia, al momento, sono almeno tre le città sotto coprifuoco.
Il presidente turco Erdogan per tutta risposta ha invitato "i sedicenti accademici a scegliere se schierarsi con il governo o con chi vuole dividere il Paese", e ha definito i firmatari dell’appello "sostenitori dei terroristi". I 12 intellettuali arrestati sono accusati infatti di "sostegno e propaganda a favore di un’organizzazione terroristica". Dopo l’attacco del Pkk a una stazione di polizia del 13 gennaio scorso (1 poliziotto e 5 civili morti tra cui 3 bambini), anche il premier Ahmet Davutoglu aveva invitato gli accademici a prendere una posizione netta contro il terrorismo.
Cosa dice l’Europa davanti alla ulteriore stretta della libertà di espressione in Turchia? Poco o niente, bensì è pronta a versare i 3 miliardi di euro concordati con Erdogan per contenere la pressione migratoria verso la Ue. Proprio mentre la Ue vorrebbe riaprire i negoziati per l’ingresso di Ankara in Europa, permette che il governo turco tradisca uno dei basilari valori democratici, come la libertà di espressione.
Nel suo libro che ricorda la resistenza curda contro Isis, Karim Franceschi, l’attivista politico, figlio di un ex partigiano e di una marocchina, che ha combattuto contro i Jihadisti in Siria, ammonisce: "La Turchia è stata per troppo tempo ambigua in questa guerra civile. In questo momento ci sono città turche sotto assedio militare. La Turchia si sta avvicinando sempre di più al mondo islamista. Ho visto con i miei occhi che faceva entrare l’Isis quando di combatteva per Kobane".