Il “giglio magico” si fa il suo aeroporto

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Il “giglio magico” si fa il suo aeroporto

19 Aprile 2016

La vicenda del notevole finanziamento pubblico stanziato per l’aeroporto di Firenze parla di una Italia incapace di darsi un ordine e delle priorità rispetto a quelli che dovrebbero essere i suoi asset strategici.

In un contesto internazionale di fortissima competizione e in un campo dove la qualità dei servizi, la loro accessibilità e facilità di collegamento e connessione fanno la differenza, invece di puntare su poli di eccellenza in grado di servire con una intermodalità mirata e veloce il resto del Paese, si alimenta al contrario una proliferazione di infrastrutture costose, senza capo né coda, destinate a rendere più farraginoso e inefficiente il “sistema-paese”.

Il centro storico di Firenze, importante città d’arte italiana, è oramai raggiungibile in un’ora di Alta velocità ferroviaria da Roma e in meno di due ore da Milano. I voli Roma-Milano, che costituivano uno dei core business della nostra Alitalia, sono stati ridimensionati con l’avvento dell’Alta velocità la quale, oltretutto, collega le due più importanti città italiane da centro a centro.

Firenze è un aeroporto schiacciato dal controllo del traffico aereo di Roma e Milano, si trova a pochi chilometri dall’aeroporto di Pisa e vicino a quello di Bologna. Un aeroporto dalla non facile gestione, non avendo una posizione felicissima da un punto di vista orografico, e con una pista da rifare, perché non adatta ad un traffico di valenza internazionale.

Tutte queste considerazioni avrebbero dovuto indurre a soluzioni alternative ma ci si è scontrati con la ferma volontà del Governo di procedere a un forte investimento pubblico per il potenziamento di Firenze-Peretola. Nel solo triangolo Firenze-Pisa-Bologna, a fronte di una quota di autofinanziamento privato di quasi 200 milioni di euro, con Firenze al terzo posto a quota 33 milioni, se ne registra una di oltre 80 milioni di finanziamento pubblico, di cui 71 su Firenze, 10 su Pisa e zero su Bologna*.

Esclusi i tre aeroporti di Roma, Milano e Venezia, che hanno contratti di programma in deroga, quella di Firenze è la singola infrastruttura che riceve più risorse pubbliche, seconda solo al complesso di tutti gli aeroporti pugliesi (89 milioni di euro).

Vogliamo risparmiare ai nostri pazienti e affezionati lettori la facile polemica sulla città di Dante e i suoi attuali, illustri natali, ma va detto che in Italia – a dispetto degli anni che passano – sembra sempre di ritrovarsi in un Paese nel quale se il ministro delle poste è romano piuttosto che campano o milanese, l’idioma principale dei nuovi assunti sarà il romanesco, il napoletano o il lombardo, ovvero quello del titolare del dicastero di riferimento. Una Italietta, ci si passi anche questo paragone scontato, incapace di prendere il volo.

(* Cifre fornite da Enac, il soggetto regolatore delle attività del trasporto aereo in Italia)