Boldrini: “Caporalato come mafie, a Mesagne galleria del dolore”
02 Maggio 2016
“Quello che ho sentito oggi dalle donne braccianti pugliesi e’ inaccettabile nell’era digitale”, lo ha scritto su Facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini, il Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, scagliandosi contro la piaga del caporalato. “Ho ascoltato i racconti di Lucia, Antonia, Maddalena, Vita, Nica e Carmela,” scrive Boldrini. “Una galleria del dolore: sveglia nel cuore della notte, chilometri e chilometri di viaggio per iniziare a lavorare nei campi alle 5 del mattino e per 10-12 ore di fila. Non possiamo lasciare sole queste donne, non possiamo lasciare solo chi denuncia”.
“Il caporalato e chi se ne avvale vanno combattuti come le mafie”, dice la presidente della Camera che ieri era a Mesagne ad una manifestazione contro il caporalato. “Ha trovato la forza di parlare anche Stefano Arcuri, il marito di Paola Clemente, morta di fatica la scorsa estate nelle campagne di Andria per raccogliere uva a 27 euro al giorno. Ho voluto celebrare con loro il primo maggio, a Mesagne, in provincia di Brindisi, in una masseria confiscata alla Sacra Corona Unita e gestita da Libera. Durante un’iniziativa organizzata dalla Flai Cgil, ho detto che lo sfruttamento non puo’ essere mai tollerato”.
“Troppe volte,” prosegue Laura Boldrini, “abbiamo chiuso un occhio, anche due, perche’ ad esserne vittime erano i migranti, nella convinzione che a noi non sarebbe mai successo. E invece non e’ cosi’: se si accetta il gioco al ribasso sul lavoro non si salva nessuno”. “Ho sentito troppe volte dire tolleranza zero verso l’anello piu’ debole, verso chi si spaccava la schiena a lavorare ed era senza un permesso di soggiorno. Io invece oggi voglio dire un’altra cosa: tolleranza zero ma verso i caporali e verso quelle aziende che sfruttano le lavoratrici e i lavoratori”. “Le imprese scorrette danneggiano anche le aziende sane, che ci sono e vogliono rispettare le regole, ma sono in sofferenza di fronte ai disonesti”, conclude.