Sud Sudan, nuovi combattimenti a Juba. Oltre 260 i morti

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Sud Sudan, nuovi combattimenti a Juba. Oltre 260 i morti

10 Luglio 2016

La missione dell’Onu in Sud Sudan (UNMISS) ha riferito di nuovi combattimenti nella capitale Juba, dove da giovedì scorso sono morte almeno 269 persone negli scontri tra i soldati fedeli al presidente Salva Kiir e la Guardia del vicepresidente Riek Machar. Gli scontri sono segnalati a ovest della capitale, dove è ospitata una delle sedi della missione. Per le strade si respira un brutto clima c’è una massiccia ondata di civili in fuga: molti stanno cercando riparo nella stessa missione, altri si sono rifugiati nelle chiese.

Secondo la tv locale Tamasuj, le forze governative hanno attaccato una base dell’opposizione. Almeno 190 soldati delle forze di opposizione, 44 governativi e 35 civili sono morti nei combattimenti. ll Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha “condannato con forza” gli scontri a Juba e ha costituito una commissione d’inchiesta per indagare sugli episodi di violenza e adottare misure opportune per porre fine ai combattimenti e ridurre le tensioni.

La dichiarazione del Consiglio è arrivata dopo la ripresa dei combattimenti il 07 luglio. I combattimenti sono scoppiati dopo l’escalation di conflitti in altre parti del Paese nelle ultime settimane.

In una nota si legge: “I membri del Consiglio di sicurezza hanno chiesto alle parti di accelerare l’attuazione di tutti gli aspetti dell’accordo, comprese le disposizioni chiave sulle misure di sicurezza di transizione, come mezzo per riportare la pace in Sud Sudan”.

Va ricordato che il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan il 9 luglio 2011, dopo più di due decenni di guerra. Il Paese fu di nuovo travolto in un conflitto nel dicembre 2013, dopo che il presidente Salva Kiir accusò il suo vice, Riek Machar, di tramare per mettere in atto un colpo di stato. Lo scontrò portò a un ciclo di omicidi di ritorsione. Il presidente Kiir e l’ex capo dei ribelli Machar hanno firmato un accordo di pace nello scorso agosto, spianando la strada per la formazione del governo di transizione di unità con lo scopo di mettere fine a due anni di guerra civile.