Brexit, c’è accordo. Cameron: “Stop a chi sfrutta welfare Gb”

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Brexit, c’è accordo. Cameron: “Stop a chi sfrutta welfare Gb”

Brexit, c’è accordo. Cameron: “Stop a chi sfrutta welfare Gb”

20 Febbraio 2016

«Ho negoziato un accordo per dare al Regno Unito uno speciale status nella Ue. Lo sosterrò domani al consiglio dei ministri», così Cameron su Twitter ha certificato la fine del vertice che è stato una maratona negoziale di quasi quaranta ore. E in conferenza stampa ha ribadito: «La Gran Bretagna non farà mai parte del superstato europeo». 

 

Le questioni che fino a sera hanno complicato l’esito delle trattative sono state sostanzialmente due. La prima era legata al welfare state, la Gran Bretagna, infatti, aveva aumentato la sua richiesta iniziale, chiedendo di poter sospendere i benefici previdenziali ai cittadini europei in Inghilterra non per quattro anni ma per sette, se non addirittura per tredici anni, e ricordando ai suoi partner che nel 2014 aveva deciso di non chiedere la moratoria settennale concessa ai paesi membri al momento dell’allargamento dell’Unione.

 

L’altro nodo negoziato fino all’ultimo ha riguardato i rapporti tra i paesi euro e i paesi non euro. Si è cercato di non dare la possibilità a Londra né di impedire una ulteriore integrazione della zona euro, né di segmentare il mercato unico, concedendo al Regno Unito eccezioni generose. Secondo le prime informazioni, il testo dell’accordo specifica che «il riferimento di ‘unione sempre più stretta’ non riguarda la Gran Bretagna». La giornata è stata un tira-e-molla continuo. I capi di Stato e di governo si erano riuniti una prima volta giovedì pomeriggio. La riunione è terminata nella tarda notte di venerdì.

 

L’inquilino di Downing Street sostiene che il Regno Unito ha costretto l’Europa a "tagliare la burocrazia". E assicura che Londra ha "riconquistato il controllo" sulle sue frontiere, riuscendo a bloccare gli abusi dei lavoratori europei che "sfruttano il nostro sistema di welfare". Quello che ottiene è di poter limitare l’accesso ai benefici per 7 anni fino al 2024. Concettualmente è uno strappo per l’Europa, che non ha mai ammesso discriminazioni.E a chi gli fa notare che ha avuto poco più della metà, replica che "nessuno pensava che sarei mai riuscito ad ottenere alcun limite".

 

Quanto al discorso sull’"autonomia" agognata da Cameron, Francois Hollande ha fatto da testa di ariete, col sostegno di Germania, Italia, Lussemburgo e Belgio, ed è stata ridimensionata dal ripetuto richiamo all’obbligo di rispettare "condizioni di parità nel mercato interno". E la City non sarà esente da dover rispettare eventuali rafforzamenti del potere delle authority europee di controllo, come Eba e Esma.

 

Per il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, "abbiamo inviato il segnale che siamo disposti a sacrificare parte dei nostri interessi per il bene comune". Per la presidente lituana, Dalia Grybauskaite, è stata tutta "una sceneggiata". E l’accordo, che si autodistruggerà se al referendum vincerà il ‘no’, da solo non basta a garantire la vittoria nel referendum-trappola ideato da Cameron per vincere le lezioni di maggio scorso battendo Labour ed euroscettici dell’Ukip.

 

Proprio Nigel Farage, leader dell’Ukip, boccia l’accordo come "patetico": "Andiamo via dall’Ue, è la nostra occasione d’oro", twitta in nottata. E anche i Tory sono pronti a dividersi. Non tutti seguiranno Cameron, dunque. Anche il ministro della Giustizia Michael Gove, un pezzo da novanta nel governo, farà campagna per il ‘no’. Da domani per il premier parte un’altra sfida, quella che porta al referendum. E la strada si annuncia in salita: i sondaggi danno i fautori della Brexit in vantaggio di due punti.