Se la cagnetta fa parte del “progetto famigliare”
22 Febbraio 2016
Ecco, ci siamo già! Le piu pessimistiche (e fonte di derisione) previsioni sulla deriva giurisprudenziale, frutto delle picconate inferte continuamente alla famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, così come scolpita nell’art.29 della nostra Costituzione, si stanno purtroppo avverando. Il Tribunale civile di Genova ha infatti condannato un veterinario a risarcire non solo i costi sostenuti dalla proprietaria di un cane per rimediare ad una operazione andata male che l’ha reso zoppo, ma anche il dolore procurato alla proprietaria stessa, quantificato in euro 4.500.
Ma il problema non è il risarcimento del danno né l’amore per gli animali quanto le motivazioni. Il giudice Lorenzo Fabris ha infatti stabilito, viste le ingenti spese sostenute dalla proprietaria per alleviare le sofferenze della bastardina, che risulta evidente l’obiettivo di instaurare con lei "una relazione durevole negli anni" e farla entrare nel suo "progetto di vita famigliare". Esulta l’avvocato Maria Grazia Rossi che ha sostenuto nel processo le ragioni della proprietaria del cane:"Il cane è un membro della famiglia, a tutti gli effetti".
Mi pare di tutta evidenza che una volta scardinato il concetto di famiglia come incontro di un uomo e una donna aperto alla procreazione, per estenderlo ad ogni forma di convivenza, con il tentativo di superare il paletto posto dalla Corte Costituzionale che ha chiesto di inquadrare la regolamentazione delle convivenze nell’art.2 della Costituzione, quello che parla di formazioni sociali, tutto in Italia sarà famiglia, non intesa come quella anagrafica, che è l’insieme delle persone che vivono stabilmente nella stessa abitazione, ma quella vera "con una relazione durevole negli anni" ed "un progetto di vita famigliare", anche con un animale, come ha stabilito il magistrato di Genova in nome del popolo italiano.