Terrorismo: arrestato foreign fighter sloveno, reclutava per colpire Italia
09 Maggio 2016
Nuova operazione portata a segno dai Ros contro i foreign fighter. Le nostre forze di sicurezza, insieme alla polizia slovena, hanno arrestato un cittadino sloveno 26enne, considerato un combattente affiliato alla Jihad che si occupava del reclutamento con finalità di terrorismo internazionale.
L’accusa rivolta nei confronti dell’uomo è di avere avviato un processo di radicalizzazione e di reclutamento di aspiranti jihadisti sul territorio nazionale italiano, fa sapere il ministero dell’interno.
L’operazione che ha portato al fermo dello sloveno viene dopo quella avvenuta il 28 aprile scorso che aveva portato all’arresto di sei persone, marocchini con cittadinanza italiana, per terrorismo jihadista.
Se è vero che Europol continua a dire che “non ci fosse alcuna minaccia specifica per l’Italia”, ora le evidenze ci sono. Il terrorismo islamico ha preso di mira l’Italia. L’allerta resta alta ma la minaccia specifica adesso sembra concretizzarsi più che nei mesi scorsi.
“Allo stato attuale il nostro sistema funziona, anche se è ovvio che tutto si può migliorare. Siamo costretti a seguire l’evoluzione del fenomeno, ed e una evoluzione continua, ha detto il procuratore antimafia e antiterrorismo Franco Roberti stamani a radio 24 commentando gli altri arresti effettuati nella Brianza e nel lecchese.
Per quanto riguarda la presenza di foreign fighters sul territorio, De Roberti ha confermato che le “le carceri italiane sono oggetto di particolare attenzione e anche i detenuti minorenni sono monitorati costantemente”.
Riferendo del caso dell’italiana Alice Brignoli, una delle due latitanti di un’altra delle operazioni dell’antiterrorismo, fuggita con due figli piccoli e il marito, anch’egli ricercato, De Roberti ha parlato di “replica della storia di qualche mese fa” di Maria Giulia Fatima Sergio, e per i bambini ha avanzato l’ipotesi di rimozione della patria potestá “ma purtroppo ora sono lá con loro”.
L’integrazione sara’ un processo lungo e impegnativo, ma e’ anche l’unica prospettiva possibile da percorrere. Nel frattempo e’ bene tenere gli occhi aperti sapendo che “l’Italia e’ lo Stato piu’ esposto per contesto geografico al jihadismo libico e tunisino”, lo ha detto al Festival “Vicino/lontano” di Udine il sociologo franco iraniano Farhad Khosrokhavar.
“Sono 5mila i foreign fighters tornati in Tunisia dalla Siria, alcuni cercheranno senz’altro di entrare in Italia”, ha spiegato il direttore dell’E’cole des hautes E’tudes en Sciences Sociales di Parigi, esperto del mondo arabo e del fondamentalismo islamico.
“In Italia e in Spagna siete solo all’inizio della seconda generazione migratoria, in Francia le ondate migranti sono iniziate negli anni Sessanta, come in Gran Bretagna, Germania e Olanda, e oggi siamo alla terza/quarta generazione. Ma in Italia – ha aggiunto – ci sono poco piu’ di un milione di musulmani e i migranti hanno occupato anche zone rurali e le piccole citta’, sfuggendo alla ghettizzazione delle periferie e delle banlieues”.
“In Francia i musulmani stimati sono oltre 5 milioni e i foreign fighters sono decuplicati dal 2013. Dall’Italia si stima siano partiti non piu’ di 90 foreign fighters, dei quali solo 12 avevano passaporto italiano”.
Gli ultimi arresti sembrano destinati a smentire almeno in parte le tesi di chi riduce la portata del problema. “I foreign fighters intercettati finora operavano isolati, anzi in alcuni casi erano stati allontanati dai luoghi di culto, quando li frequentavano”, hanno detto docenti come Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna nel saggio “Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione”, edito da Laterza. Il rischio c’è, bisogna tenere alta la guardia.