La lite tra i ministri affossa il pacchetto sicurezza

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La lite tra i ministri affossa il pacchetto sicurezza

24 Ottobre 2007

Tutto rinviato. Alla prossima settimana sempre che nel frattempo la maggioranza tenga e riesca a trovare un accordo. Perché ieri, che doveva essere la giornata per approvare nel consiglio dei ministri il pacchetto sulla sicurezza, è stata l’occasione per vedere quanto sia divisa al suo interno la maggioranza di centrosinistra. A farne le spese così è stato il ddl sulla sicurezza che ha subito una battuta d’arresto.

Se ne riparlerà la prossima settimana, forse martedì. Ed è la seconda volta che le misure di contenimento dei fenomeni criminali vengono rinviate per mancanza di accordo interno. Era accaduto già la scorsa settimana per dare il passo all’intesa sul welfare. Ora, invece, a pesare sono stati i veti incrociati di ben sei ministri.

Da Rosy Bindi, a Barbara Pollastrini per passare ai ministri della sinistra radicale Ferrero, Mussi, Pecoraro Scanio. Senza dimenticare la responsabile del Commercio Estero, Emma Bonino. A poco, quindi, è servita la riformulazione che il ministro Amato aveva fatto nei giorni scorsi. Infatti per trovare un’intesa è stato costretto a “spacchettare” il ddl in quattro parti: Disposizioni in materia di illegalità diffusa e di sicurezza dei cittadini; disposizioni in materia di reati di grave allarme sociale e di certezza della pena; misure di contrasto alla criminalità organizzata; adesione dell’Italia al Trattato di Prum ed istituzione della banca dati nazionale del Dna.

Tutto inutile visto che le divisioni tra i ministri hanno bloccato il varo del provvedimento e come ha commentato duramente lo stesso Amato nei confronti dei suoi colleghi: “La vostra è una posizione anacronistica che va contro gli interessi del Paese”. Ed infatti la riunione è stata molto accesa e solo alla fine è prevalsa la posizione del presidente Prodi che ha preferito rinviare la discussione per evitare che la situazione potesse precipitare.

Su tutto anche un giallo o sarebbe meglio dire un evento che rasenta il ridicolo.  Infatti ai cronisti e alle telecamere affamati di notizie fuori da Palazzo Chigi il ministro Pecoraro Scanio aveva annunciato che il pacchetto di misure per reprimere la criminalità era stato approvato. Ed invece la realtà è stata ben diversa, come lo stesso ministro Ferrero ha precisato con toni (anche un po’ aspri) poco dopo: “In consiglio non si è votato niente. Dunque le notizie uscite erano prive di ogni fondamento”. Quindi punto ed a capo o come ha continuato a precisare lo stesso responsabile della Solidarietà Sociale: “Abbiamo deciso di approfondire la discussione e di approvare il “Pacchetto sicurezza” nel prossimo consiglio dei ministri. Sul provvedimento c’erano vari pareri critici riguardo a vari elementi, tra cui l’entità della pena nell’ipotesi di vendita di merce contraffatta o la perseguibilità d’ufficio per chi imbratta i muri con le bombolette spray”.

E sul futuro sempre il ministro si sbilancia: “Non so se si arriverà a un provvedimento condiviso da tutti, anzi, dubito che su alcuni punti come quello dei poteri di sindaci e prefetti si arriverà a un accordo”.

Un pasticcio, insomma. Secondo un copione ormai scritto dall’inizio di questa legislatura: un governo diviso ed imballato, incapace di governare. E quello che adesso preoccupa è proprio il futuro e le prospettive di trovare un’intesa. Si guarda avanti per capire che cosa il consiglio dei ministri potrà decidere martedì visto che su alcuni punti le posizioni restano distanti. Ad esempio, Mussi e Pecoraro Scanio sarebbero molto critici sulla parte del ddl che prevede la concessione di maggiori poteri ai sindaci, mentre il ministro Ferrero non sarebbe d’accordo anche sulla parte riguardante la certezza della pena, e infine la responsabile del Commercio estero, Emma Bonino, sarebbe critica nei confronti di tutte e quattro le parti. Un quadro che quindi al momento sembra difficile da ricomporre.