Baghdad, ennesima carneficina targata Isis

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Baghdad, ennesima carneficina targata Isis

12 Maggio 2016

L’Isis torna a colpire nel cuore di Baghdad con tre attentati che hanno ucciso oggi quasi cento persone e ferito, in maniera anche molto grave, più di 150.  L’autenticità della rivendicazione dell’Organizzazione dello Stato islamico, apparsa sui siti jihadisti, non è  ancora verificabile, ma la dinamica dei tre attacchi compiuti a est, a nord e nel nord-ovest della capitale ricorda esattamente gli attentati compiuti in precedenza dall’Isis.

Nel primo attacco, un’autobomba ha sventrato un mercato all’aperto a Sadr City, sobborgo orientale a maggioranza sciita. Gli sciiti sono per l’Isis il principale bersaglio delle proprie attività terroristiche. Stando alle fonti sarebbero morte 63 persone e 85, invece, i feriti.  Il bilancio potrebbe aggravarsi perché molti feriti versano in condizioni  disperate.

Altri due attacchi sono stati registrati poi nel primo pomeriggio. Dodici i morti nel quartiere settentrionale di Jamiya, quarantasei i feriti, diciotto le persone che hanno perso la vita, tra cui ticinque poliziotti, invece, nel rione nord-occidentale di Kadhimiya, a maggioranza sciita anch’esso. Secondo le autorità irachene in tutti e tre gli episodi sono state usate delle autobomba mentre l’agenzia di notizie dell’Isis attribuisce le esplosioni ad attentatori suicidi. 

Gli attacchi di oggi investono l’Iraq nel mezzo di una crisi istituzionale e politica causata da contrasti locali e nazionali tra le varie forze politiche. La vita istituzionale, paralizzata da settimane, ha inevitabili ripercussioni sulla capacità delle autorità di far fronte alle emergenze umanitarie e nella capacità di sostenere la società civile che ancora resiste alle violenze.