Renzi e Alfano, grande è la confusione sull’immigrazione

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Renzi e Alfano, grande è la confusione sull’immigrazione

08 Marzo 2016

Renzi è arrivato al vertice straordinario della Ue sull’immigrazione portando con sé una copia del film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi. Dopo la foto opportunity si è fermato un secondo a parlare con il premier Orban. Alla fine del vertice, ha commentato che "le richieste turche sono state attutite da un documento che le ridimensiona di molto".

 

In realtà la Turchia di Erdogan se n’è uscita con una nuova richiesta di soldi: non bastano i tre miliardi di euro già imposti da Ankara a Bruxelles per contenere i flussi di profughi, migranti e disperati che si affollano sulla “rotta balcanica” verso l’Europa. Ankara continua a battere cassa chiedendo un contributo ancora più sostanzioso e lega il tutto al processo di integrazione nella Ue, insomma dovremmo rassegnarci all’idea di far entrare nell’Unione il governo che ha appena commissariato il principale quotidiano nazionale, Zaman.

 

Nel gioco delle parti europeo, i Paesi centro-orientali della Ue continuano invece a ripetere che bisogna chiudere il corridoio balcanico, anche se a pagarne le conseguenza sarebbero Grecia e Italia, nazioni di primo arrivo dei flussi migratori. Dall’altra parte c’è la Germania della signora Merkel che dopo aver sponsorizzato il pagherò di tre miliardi ad Ankara ora si trova a dover negoziare anche il rialzo dello spregiudicato giocatore Erdogan. "Abbiamo gettato le basi per arrivare entro la fine del mese a un accordo complessivo sulla base della proposta presentata dalla Turchia", ha detto la cancelliera.

 

E l’Italia? Merkel e Renzi si erano già sentiti nei giorni scorsi. La Germania, preso atto del fallimento dei “ricollocamenti”, che il nostro governo aveva spacciato come un grande risultato, adesso torna a fare pressing sui Paesi di Eurosud, sul nostro, in particolare, per evitare sgradite sorprese quando si tratterà di accontentare il signor Erdogan. Intanto il ministro Alfano e il suo omologo tedesco de Maiziere lavorano a un nuovo sistema di registrazione dei migranti, ancora su ricollocazioni e rimpatri (sic), proponendo di effettuare la identificazione degli stessi direttamente nei Paesi di partenza, come la Turchia, che a questo punto non osiamo immaginare quanti altri milioni di euro chiederà.

 

Sulla questione si fa sentire anche Mosca che sottolinea la necessità di chiudere la frontiera tra la Siria e la Turchia. Secondo il rappresentante speciale del presidente russo Vladimir Putin per le questioni del Medio Oriente e dell’Africa, Mikhail Bogdanov: "l’obiettivo principale è negare ai terroristi la possibilità di ricevere rinforzi in combattenti e armi, di condurre commercio clandestino di petrolio, di vendere artefatti, di prendere di ostaggi per ottenerne il riscatto", come a dire e non è la prima volta da parte del Cremlino che fra Turchia e Stato Islamico ci sono relazioni pericolose.

 

Ma la politica migratoria dell’Italia non doveva rappresentare una alternativa all’asse Merkel-Erdogan? A dare un’interpretazione diversa ci pensa il viceministro degli esteri Giro, convinto che i fondi da destinare alla Turchia siano sproporzionati rispetto a quelli previsti per i Paesi africani, sui quali invece secondo Giro bisognerebbe puntare, valorizzando il ruolo della cooperazione italiana. Così, dopo l’acclarato fallimento dei ricollocamenti, il governo ondeggia tra un negoziato e l’altro, in uno stato confusionario se si guarda ai modelli di gestione di flussi, accoglienza e integrazione proposti.

 

Giro, vicino alla comunità di Sant’Egidio, sa perfettamente che la Comunità di Sant’Egidio stessa, insieme a evangelici e valdesi, sta promuovendo un altro genere di iniziative che non vanno nella direzione del contenimento ma al contrario rischiano solo di spalancare le porte già bene aperte dell’Italia. E’ il modello dei “corridoi umanitari”, come il progetto pilota portato avanti da Sant’Egidio e Fcei per portare in Italia un migliaio di profughi negoziando direttamente con alcuni Paesi africani come Marocco, Etiopia, Libano, attraverso il pass partout dei “permessi umanitari”.

 

Progetto che non peserà sui conti dello Stato ma che evidentemente va in una direzione opposta a quella di una stretta sulle politiche migratorie: significa far arrivare, immaginiamo con l’aiuto o perlomeno il coordinamento dei ministeri di esteri e interni, nuovi migranti in Italia, che probabilmente poi se ne andranno a ramengo per l’Europa. Un modello che non sembra proprio in linea con l’indirizzo preso dalla Ue. I corridoi umanitari, se mai, rischiano di indebolire ulteriormente la nostra posizione davanti ai partner europei che vanno ormai in una direzione molto diversa da quella della accoglienza tout court.