Cattedre Natta: Per Consiglio di Stato va preservata autonomia università. Opposizioni in Parlamento e comunità accademica: Renzi ritiri decreto!
05 Novembre 2016
Sull’Occidentale abbiamo più volte denunciato il decreto della Presidenza del consiglio dei ministri sulle cosiddette “Cattedre Natta”, ovvero la possibilità che 500 persone vengano “nominati” professori universitari senza aver superato il concorso per l’abilitazione nazionale, e con lo stipendio maggiorato, dopo essere stati selezionati da 25 commissioni i cui presidenti saranno scelti dalla Presidenza del Consiglio stessa.
Ieri, sulla vicenda si è espresso il Consiglio di Stato, con un parere che mette in guardia il governo dal non “sconfinare”, stravolgendo il principio dell’autonomia universitaria. Nelle osservazioni del Consiglio di Stato si vuole assicurare la compatibilità di provvedimenti come quello preso dal governo con i principi costituzionali (l’autonomia) e in coerenza con il sistema vigente, che, ricorda il Consiglio di Stato, prevede già il reclutamento per chiamata diretta di studiosi di chiara fama.
Sul decreto relativo alle Cattedre Natta sono arrivate una pioggia di critiche dal mondo accademico, a cominciare dalla petizione sottoscritta fino a questo momento da oltre cinquemila persone e firmata da autorevoli docenti universitari che è apparsa sul sito Change.org con il titolo “L’Università si riforma, non si commissaria da Palazzo Chigi”. In particolare, nel mirino di molti accademici, c’è il meccanismo della nomina dei presidenti delle 25 commissioni che dovranno valutare i curriculum degli studiosi per la chiamata diretta, nomine che risponderanno direttamente a Palazzo Chigi. Dubbi in questo senso sono emersi anche in una lettera del presidente della Crui al ministro Giannini.
Le opposizioni in Parlamento si sono schierate contro il provvedimento, attaccando il governo che “rivendica la sua scelta autoritaria e anticostituzionale”, come ha detto la deputata di Sinistra Italiana, Annalisa Pannarale, parlando di risposta “evasiva se non oltraggiosa nei confronti della dignità e della professionalità dei nostri docenti e ricercatori universitari” espressa dal ministro Giannini. “E’ inaccettabile che si istituisca una corsia preferenziale per super-docenti, in deroga alla normativa ordinaria di reclutamento e con la conseguente discriminazione di tutti gli altri “normali”, ed è pericoloso e antidemocratico che questi super-docenti, giudicati da Presidenti di commissione scelti direttamente da Renzi, siano legati alla politica e da questa potenzialmente condizionati”. La richiesta: il governo ritiri il decreto.
Contrari alle Cattedre Natta anche sindacati e associazioni legate al mondo della Università, che giudicano il provvedimento “uno spot per nascondere le mancate urgenti riforme e i mancati investimenti” nel mondo universitario e della ricerca. “La norma disegna una nuova tipologia di docente che, per reddito e status, appare sovraordinato a tutti gli altri docenti “normali”. Questo atto mina alla radice la dignità e la professionalità degli attuali docenti universitari, strutturati e non strutturati”. E ancora: la “nomina diretta dei presidenti delle commissioni giudicatrici da parte della Presidenza del Consiglio su indicazione del Miur evoca tristemente periodi bui della storia d’Italia”. La richiesta è sempre quella: ritirare il provvedimento e abrogare la norma contenuta nella legge di stabilità 2016. Le risorse già stanziate dovrebbero andare invece a risolvere i “veri problemi del sistema universitario italiano”.
Nei giorni scorsi, anche da Forza Italia era arrivato uno stop al decreto, criticando il “mancato confronto con la Crui e l’Anvur, che avrebbero potuto offrire indicazioni importanti per aumentare l’attrattiva del nostro sistema universitario”, ha detto Elena Centemero, responsabile scuola e università degli azzurri. “In secondo luogo, le venticinque commissioni che dovrebbero individuare i cinquecento “docenti Natta”, di particolare prestigio accademico, sono di appannaggio governativo, visto che i presidenti verranno nominati con decreto della Presidenza del Consiglio”. “Tutto questo pone seri interrogativi sull’autonomia del sistema universitario”. Anche per FI il decreto va ritirato.
“L’obiettivo di Renzi è quello di accentrare il potere nelle sue mani controllando, o condizionando indirettamente, i gangli dello Stato sempre più in profondità,” hanno commentato i parlamentari del Movimento 5 Stelle, parlando di una “deriva” del governo “che intende cancellare il principio cardine del sistema democratico dei pesi e contrappesi” e attaccando il ministro Giannini che “non ha avuto nulla da ridire”. Anche per i 5 Stelle la procedura di selezione “suscita inevitabili preoccupazioni dal momento che l’assegnazione di incarichi pubblici avverrà attraverso la nomina diretta, ad opera della politica, derogando alle normali procedure per il reclutamento. Siamo totalmente contrari rispetto a questa forte ingerenza che azzera il principio di terzietà nella scelta dei candidati”.
Per adesso, il ministro Giannini continua sulla sua strada, insieme al governo, che non ha fatto passi indietro. Ma se dopo il parere del Consiglio di Stato e le critiche arrivate dal mondo accademico e dalle opposizioni in Parlamento, il decreto non sarà ritirato, avremo solo assistito alla ennesima puntata della occupazione del potere in perfetto Renzi-Style.