Germania accusa: Zuckerberg nega Olocausto. Facebook si difende: accuse prive di valore
06 Novembre 2016
La procura di Monaco di Baviera ha aperto un’inchiesta contro il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, con l’accusa di complicità nell’incitazione all’odio razziale e per negazione dell’Olocausto. La sua colpa quella di aver consentito la pubblicazione sul suo social networrk di messaggio di odio. Lo anticipa il settimanale ‘Der Spiegel’. Oltre a Zuckerberg è indagato il direttore operativo, Sheryl Sandberg, e responsabili di Facebook in Europa Richard Allan e Eva-Maria Kirscsieper. I precedenti non sono però incoraggianti. Il settimanale ricorda come un’altra inchiesta aperta lo scorso Marzo dalla procura di Amburgo contro sempre Zuckerbeg, Sandberg ed altri top manager, non proseguì perché tutti non vivono in Germania e si limitò a prendere di mira i referenti che operavano nel Paese.
Ad innescare nuova la vertenza la denuncia penale presentata da un avvocato di Wuerzburg (Baviera), Chan-jo Jun, che accusa Facebbok di omesso controllo e di non aver rimosso messaggi di incitamento all’odio dalle pagine di alcuni suoi utenti nonostante numerose segnalazioni. In base alla legge Tedesca Facebook – e tutti i social network ed in generale qualsiasi società che opera sulla rete- è obbligata a rimuovere questo genere di contenuti una volta che ne abbia contezza sua sponte o gli vengano segnalati. Secondo dati del ministero della Giustizia federale Facebook ha eliminati il 46% dei messaggi vietati, YouTube (controllata da Google e a sua volta coinvolta) ne ha eliminato il 10% mentre Twitter solo l’1%.
“Non commentiamo lo stato di una possibile indagine ma possiamo dire che le accuse sono prive di valore e che non c’è stata nessuna violazione della legge tedesca da parte di Facebook o dei suoi impiegati”. Così un portavoce del social network dopo che il settimanale tedesco Der Spiegel ha riferito che il fondatore e capo di Facebook Mark Zuckerberg è indagato dalla procura di Monaco, in Germania, insieme ad altri manager della società, cioè precisamente la direttrice operativa Sheryl Sandberg, il capo-lobbysta per l’Europa Richard Allan e la sua collega di Berlino Eva-Maria Kirschsieper. I vertici di Facebook sarebbero accusati di incitamento delle masse per non avere rimosso dal social network post con minacce di morte e negazione dell’Olocausto.