Weidmann: “L’Italia sui conti non è certo un modello”

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Weidmann: “L’Italia sui conti non è certo un modello”

17 Maggio 2016

“Sulla politica di bilancio a medio termine, l’Italia non è certo un modello per l’Europa.” A dirlo il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann in un’intervista a Repubblica in cui parla a tutto campo di politiche monetarie, riforme e banche centrali.

Il numero della Banca centrale tedesca si dice in accordo con il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan quando dice che la crescita è essenziale, ma è assolutamente scettico verso chi afferma che il deficit sia la via per favorire la crescita.

“Ovviamente la crescita è essenziale: su questo concordo perfettamente con Pier Carlo Padoan. Peraltro il governo di cui fa parte ha avviato molte importanti riforme per stimolarla, in particolare in settori come il mercato del lavoro o l’architettura istituzionale. Però sono scettico verso chi pensa che il problema del debito si possa superare contraendo altri debiti, o che l’indebitamento sia la via giusta per favorire la crescita. A mio parere non c’è contrasto tra crescita e solidità dei bilanci.”

A proposito della condotta della Commissione europea nei confronti dei Paesi che non adempiono agli obiettivi fissati in materia di deficit, il numero uno della Bundesbank si dice concorde con Wolfgang Schäuble nel “creare una commissione indipendente incaricata di valutare con obiettività l’osservanza delle regole. Si solleverebbe così la Commissione da questo compito, separando al tempo stesso l’analisi economica dalle decisioni politiche.”

E sollecitato dal giornalista ha risposto anche alla reazione del presidente del Consiglio Matteo Renzi che lo aveva invitato, tempo fa, “a occuparsi un po’ più del sistema bancario tedesco”, Jens Weidmann, risponde così: “Quindi Ignazio Visco può discutere soltanto sull’Italia, e io solo sulla Germania? Nel Consiglio della BCE ci occupiamo della politica monetaria di tutta l‘Eurozona. Siamo tutti interessati alla solidità e a tassi di crescita costanti per la Ue. Di fatto in questi ultimi tempi, nel contesto europeo, si nota un declino nella spinta riformista e nella disciplina di bilancio. Alcuni Paesi, oppressi in passato da oneri ingenti sul debito, non hanno saputo approfittare in misura sufficiente degli enormi risparmi di cui hanno fruito grazie all’abbassamento dei tassi, per consolidare la loro posizione”.

Infine una considerazione sul fatto che molto spesso la Germania è accusata di essere lo Stato più egoista dell’Ue. “In Europa non si faranno mai passi avanti se si continuerà a incolparsi a vicenda. Ciascun Paese ha le sue sfide da affrontare: in Germania il cambiamento demografico; in Spagna l’elevata disoccupazione giovanile; in Italia i problemi dell’istruzione e della formazione. Se la popolazione continua ad invecchiare, come avviene in Germania, l’eccedenza della bilancia commerciale non deve sorprendere. I cittadini si creano un capitale, anche all’estero, per garantirsi nella vecchiaia. Il fatto che quest’eccedenza sia ulteriormente aumentata si spiega soprattutto col calo del prezzo del petrolio e con la svalutazione dell’euro. Ma nei confronti del resto dell’area Ue si è dimezzata”.

Weidmann spiega, inoltre, anche la sua critica agli attacchi del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Shauble alla politica della Bce: “Non si trattava di prendere le difese di Mario Draghi, ma di sottolineare l’autonomia della Bce. Ho esposto la mia opinione basandomi su un’analisi economica. Quanto ho detto, peraltro, è perfettamente in linea con quanto ho dichiarato in precedenza. Ovviamente è legittimo discutere di politica monetaria. Ma non bisogna mai mettere in discussione l’indipendenza delle banche centrali”.