Eni, bene a Piazza Affari. Descalzi intanto rassicura su dividendo

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Eni, bene a Piazza Affari. Descalzi intanto rassicura su dividendo

07 Novembre 2016

Dopo un’ora e mezza dall’apertura delle contrattazioni, il titolo Eni arriva a toccare il +2% in una giornata che è partita scoppiettante per Piazza Affari. Il rialzo è favorito sia da un miglioramento delle quotazioni del petrolio, le stesse che in una settimana hanno fatto perdere al titolo un euro facendolo scendere da 13,7 a 12,6 euro, ma anche dalla notizia di ben 4 accordi siglati nel Bahrein per alcune attività di esplorazione e valutazione di alcuni siti produttivi sia in aree offshore sia onshore.

Si tratta di contratti firmati con le compagnie di stato Bahrain Petroleum Company (Bapco) e Tatweer Petroleum. A dare ulteriore manforte anche la possibilità, suggerita dallo stesso Claudio Descalzi ad di Eni, di quotare Versalis, opzione che confermerebbe quanto già da tempo si vede nel settore e cioè l’orientamento, da parte delle grandi major energetiche, verso le energie rinnovabili. Un orientamento che però sembra essere piuttosto tiepido visti gli investimenti sul segmento: 1 miliardo di dollari spalmati nell’arco di 10 anni ovvero non oltre 100milioni da spendere ogni anno per la ricerca sulle energie alternative.. 

Desclazi, amministratore delegato dell’Eni, lancia un appello da Abu Dhabi, dove ha luogo da oggi fino a giovedì un meeting internazionale sul petrolio. Il manager italiano ha chiesto ai Paesi non Opec, attraverso i microfoni di Bloomberg Tv, di arrivare una buona volta a un accordo sui tagli alla produzione che stabilizzi il mercato.

Il barile americano (Wti) sta intanto guadagnando dalla contrattazione asiatica l’1,7% a quota 44,82 dollari il barile, in parte, probabilmente sostenuto dal passo indietro dell’Fbi nell’indagine sulle email del candidato repubblicano Hillary Clinton. In sintesi, la posta elettronica appena revisionata dagli inquirenti non contiene nulla di illegale.

“L’Opec da sola non è sufficiente”, ha spiegato oggi Descalzi. “Dobbiamo trovare un consenso più ampio tra tutti i produttori”. Il petrolio a 50 dollari il barile “va bene”, ha aggiunto il manager. “Guardando al nostro punto di break-even è sufficiente”. Anche nell’ultima trimestrale il colosso petrolifero ha confermato che riesce ad autosostenersi, quindi a non dover aumentare il debito, con un greggio a 50 dollari.

Eni, che ha registrato una perdita maggiore del previsto nel terzo trimestre per 560 milioni di euro, sta riducendo le spese di capitale, ha detto Descalzi. Molte altri gruppi del settore energetico stanno seguendo la stessa strada, tagliando quindi gli investimenti, come ha confermato di ceo di British Petroleum Bob Dudley sempre nel corso del meeting ad Abu Dhabi.

L’Opec, che pompa circa il 40% del petrolio del mondo, ha cercato lo scorso mese ad Algeri di mettere un tetto alla produzione per la prima volta in otto anni. Il cartello sta cercando di convincere i produttori al di fuori del gruppo, come la Russia, ad aderire ai tagli. L’organizzazione si sta preparando in tal senso per il meeting ufficiale di Vienna, sede del gruppo di estrattori, il 30 novembre, con un accordo della durata di un anno a partire dal prossimo gennaio. E’ quanto riporta oggi l’agenzia di stampa APS citando ministro dell’energia algerino, Noureddine Boutarfa.

“I tagli dell’Opec sono molto importanti per i nostri investitori finanziari”, ha detto Descalzi. “A loro piace sapere che qualcuno si prende cura del mercato.” Il gruppo ha “un ruolo molto strategico nel dare garanzia ai nostri investitori, confidenti che esiste una resistenza al prezzo del petrolio“, ha aggiunto il manager. Descalzi ha poi precisato che il “2017 sarà ancora un anno debole alla voce Capex, dobbiamo cercare di ottimizzare, e dobbiamo ridurlo per essere in grado di mantenere la produzione”.