Lavoro: Inps calano assunzioni -33% contratti a tempo indeterminato. Il Jobs Act è un flop.
20 Maggio 2016
I bonus, che nel 2015, avevano fatto ben sperare qualcuno, hanno già esaurito il loro effetto. Tra gennaio e marzo 2016, secondo l’Osservatorio sul precariato pubblicato dall’Inps, si è registrato un saldo tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato positivo per 51.087 unità, un dato inferiore del 77% a quello del 2015.
L’Inps sottolinea che i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nei primi tre mesi dell’anno sono stati 321.098 (erano stati 487.469 nei primi tre mesi del 2015) mentre le trasformazioni di rapporti a termine sono state 79.932 (116.497 nello stesso periodo del 2015). Le trasformazioni di rapporto di apprendistato sono state 24.557 a fronte dei 20.411 nei primi tre mesi del 2015 e le cessazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 377.497 a fronte delle 398.448 del primo trimestre 2015. La variazione netta per i contratti stabili è stata pari a 51.087 unità contro le 224.929 del primo trimestre 2015.
Basta solo guardare la storia degli incentivi per capire che i prossimi mesi non promettono nulla di buono. L’anno scorso per le assunzioni a tempo indeterminato era previsto uno sgravio contributivo totale triennale con il limite di 8.060 euro annui mentre quest’anno lo sgravio è biennale e limitato al 40% dei contributi. E l’anno prossimo la situazione potrebbe complicarsi visto che il bonus dovrebbe ridursi ancora: annuale e limitato al 20%, è l’ipotesi più gettonata.
Mettendo da parte le polemiche che puntualmente si scateneranno su quale sia l’istituzione più titolata tra Istat e Inps a discettare di statistica, non si può non rilevare come il ricorso al lavoro a tempo indeterminato stia diminuendo. I contratti stabili nei primi tre mesi del 2016 sono diminuiti di 162mila unità. Il -33% non è un dato da prendere sotto gamba.
Nel primo trimestre 2016 ne sono stati venduti 31,5 milioni di voucher( i buoni da 7,5 euro al netto dei contributi per i lavori accessori).
Intanto arrivano le dichiarazioni di Brunetta: «Quello di Renzi e Poletti si rivela ancora una volta un Flop Act. Hanno solo usato soldi pubblici per alterare in modo truffaldino i numeri sui contratti a tempo indeterminato»; e anche di Sacconi: «Urgono riduzioni strutturali degli oneri che pesano su tutti i contratti di lavoro».
Il problema è molto più serio di quel che si può pensare. Ed è da notare come le riduzioni strutturali del carico fiscale richiedano una revisione della spesa che il governo Renzi non è stato in grado di attuare.