Di Maio e i 5 Stelle, sepolcri imbiancati
09 Novembre 2016
Continuiamo con insistenza a sostenere che le interdittive antimafia non possono colpire imprese i cui titolari, pure in assenza di qualsiasi ipotesi di reato, hanno come unico problema di avere parenti o affini o conoscenti che in qualche modo hanno avuto a che fare con attività mafiose.
Queste imprese, che lo Stato dovrebbe tutelare da possibili eventuali futuri tentativi di infiltrazione mafiosa, fuori dai principi costituzionali e anche del buonsenso, vengono condannate al fallimento con la perdita sul territorio nazionale di migliaia di posti di lavoro.
Il movimento 5 stelle si è sempre scagliato contro questo nostro atteggiamento di rispetto della legalità chiedendo a gran voce le dimissioni di chiunque fosse in qualche modo soltanto sospettato di avere rapporti con la criminalità organizzata.
Ecco ora spuntare la foto del vice presidente della Camera Luigi Di Maio in un ristorante di Caserta con il titolare Salvatore Vassallo, rinviato a giudizio per disastro ambientale, fratello del pentito del clan dei Casalesi Gaetano.
Noi vogliamo prendere per buone le dichiarazioni di Di Maio, che non poteva sapere che i suoi colleghi di partito lo avessero portato in un ristorante a dir poco “chiacchierato”, ma il silenzio imbarazzato dei sepolcri imbiancati dei vertici del M5S dimostra tutta la strumentalità e la malafede di polemiche che riguardano gli altri ma mai comportamenti identici se tenuti da uno dei leader del Movimento 5 Stelle.