Coniugi uccisi: figlio 16enne e amico confessano. Mille euro il “prezzo” del delitto
12 Gennaio 2017
Svolta nelle indagini dell’omicidio dei coniugi di Ferrara, Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni. Dopo una nottata di interrogatori, il figlio sedicenne delle vittime e un suo amico, entrambi fermati con l’accusa di duplice omicidio, hanno confessato. Ora sono nel carcere minorile di Bologna.
Ottanta euro subito, mille a cose fatte. Questi i termini di un accordo tra ragazzi, stretto per compiere un delitto su commissione. Il più giovane dei due, 16 anni, avrebbe pagato un amico che non ne ha ancora 18 per uccidere la madre e il patrigno, sposati in seconde nozze: Salvatore Vincelli, 59 anni, e Nunzia Di Gianni, 45, uccisi nella loro villetta di Pontelangorino di Codigoro, nella bassa Ferrarese, nella notte tra il 9 e il 10 gennaio a colpi di ascia in testa. Dopo aver provato a depistare le indagini, in meno di 24 ore i due sono crollati e hanno confessato.
I coniugi avevano il cranio fracassato e un sacchetto di plastica infilato sulla testa. Sarebbero stati colpiti dai ragazzi durante il sonno e poi spostati. A trovare i corpi e a chiamare il 118 proprio il figlio sedicenne della coppia. La casa è stata trovata in ordine. Non sono stati notati segni di scasso su porte o finestre. L’arma del delitto – rinvenuta insieme ai pigiami insanguinati – è un’ascia.
Il movente, come ha detto anche il procuratore di Ferrara Bruno Cherchi, non è ancora del tutto chiaro. Ma sembrerebbe legato ai forti contrasti tra la coppia e il 16enne, probabilmente dovuti anche al rendimento scolastico del giovane (che frequenta la 2/a classe all’Iti di Codigoro), che abitava da solo in una sorta di dependance della villetta. Sul punto sono in corso approfondimenti e qualcosa di più chiaro potrebbe arrivare nelle prossime ore.
Era stato lo stesso ragazzo a dare l’allarme, dicendo di essere rientrato e di aver trovato morti madre e patrigno. Il corpo dell’uomo era in garage, quello di lei in cucina, e agli inquirenti è stato subito chiaro che si trattava di omicidio, commesso da qualcuno che conosceva la casa.
Secondo quanto emerso in seguito dai racconti dei due fermati, ad entrare inizialmente sarebbe stato solo il 17enne (studente al Centro di formazione professionale di Codigoro), mentre l’amico era altrove anche per fabbricarsi un alibi.
Il giovane killer avrebbe dunque colpito i coniugi nel sonno, ma non è riuscito a portare fino in fondo il progetto che prevedeva di gettarne i cadaveri in un canale. Dopo averli uccisi, si sarebbe accorto che da solo non era in grado di trasportarli e allora ha chiamato l’amico. Nel frattempo la notte stava finendo e i due hanno dovuto in fretta escogitare un piano B, cioè inscenare una rapina, inquinando la scena, spostando i corpi e mettendo dei sacchi di plastica in testa forse per non lasciare tracce.
Nel primo racconto agli investigatori il 16enne avrebbe fatto riferimento anche a macchine sospette avvistate vicino a casa nei giorni precedenti e ad un mazzo di chiavi sparito. Ma i Carabinieri e il Pm Giuseppe Tittaferrante hanno presto notato contraddizioni e così hanno allertato il procuratore per i minorenni Silvia Marzocchi, che li ha raggiunti.
Messi alle strette e sentiti a lungo fino a notte fonda, i giovani hanno ammesso i fatti e hanno indicato dove era finita l’arma, in un corso d’acqua a Caprile, frazione dove vive il 17enne e dove aveva abitato la famiglia Vincelli fino a poco tempo fa (il fratellastro più grande, figlio di Salvatore, vive e studia a Torino). Lì sono stati trovati anche i vestiti sporchi di sangue dei due adolescenti.
Le indagini proseguono per approfondire i dettagli e soprattutto il contesto familiare, per capire cosa possa aver portato due minori a compiere un omicidio tanto brutale.