Su creazionismo ed evoluzionismo occorre fare chiarezza, soprattutto in Europa

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Su creazionismo ed evoluzionismo occorre fare chiarezza, soprattutto in Europa

25 Ottobre 2007

Il 4 ottobre 2007 il Consiglio
d’Europa con una specifica Risoluzione corredata da una Nota esplicativa ha
invitato gli Stati membri ad “opporsi fermamente” all’insegnamento nelle scuole
del creazionismo come disciplina scientifica. Il 19 ottobre successivo il
Cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha rilasciato
un’intervista al settimanale inglese “The Catholic Herald” ed ha espresso
alcune perplessità sulla Risoluzione del Parlamento europeo. Dato che sono
sempre più frequenti le invadenze delle istituzioni europee dentro ambiti che
non rientrano nei trattati, con forme varie di influenza e condizionamento dei
singoli Stati e dei cittadini, dopo le perplessità del Cardinale è nato un
diffuso dibattito su cui è utile fare chiarezza. La Risoluzione, infatti, crea
confusione sia in quanto ingerenza indebita, sia per un utilizzo impreciso dei
termini in questione. Insomma ha sollevato problemi di metodo e di merito.

Né il creazionismo né
l’evoluzionismo sono una questione politica che rientri nelle competenze delle
istituzioni europee. Per creazionismo
si intende la tesi secondo cui la creazione sarebbe venuta secondo la
descrizione che ne fa la Bibbia. E’ la pretesa di fare del Genesi un testo scientifico, il che è sbagliato. Il creazionismo non ha niente a che fare,
quindi, con l’idea – filosofica o religiosa – dell’esistenza di un Creatore che
ha fatto il mondo dal nulla e che lo governa. Il creazionismo pretende di essere una tesi scientifica, ma non lo é.
L’idea di un Dio Creatore non pretende di essere una tesi scientifica, ma
filosofica o religiosa. Non è corretto, quindi, rigettare con il creazionismo anche l’idea della
creazione. Nelle scuole deve essere possibile parlare di creazione, come ne
hanno sempre parlato tutti i filosofi e come ne parlano le religioni. Ma la
Risoluzione del Consiglio d’Europa non fa questo tipo di distinzioni e quindi
crea confusione.

La Risoluzione, poi, sostiene che
“la teoria dell’evoluzione non ha niente a che fare con la rivelazione divina,
ma è fondata sui fatti”. Anche qui, non spetta ad una istituzione politica, ma
agli scienziati, pronunciarsi sulla validità di una teoria scientifica. C’è
Darwin e c’è il darwinismo. Si ha darwinismo ogni qualvolta si assegna
alla teoria dell’evoluzione un significato superiore a quello strettamente
scientifico. Il Consiglio d’Europa si dimostra qui darwinista in quanto dà un
giudizio politico su una teoria scientifica. Inoltre separa tra loro teoria
dell’evoluzione e fede nella rivelazione, mentre contrasto assolutamente non
c’è. Non spetta al credente in quanto tale stabilire la validità della teoria
dell’evoluzione né essa mette minimamente in crisi quanto ci dice la
rivelazione sulla signoria di Dio sulla natura. La rivelazione, infatti, non si
interessa del “come”.

Negli obiettivi della Risoluzione
c’è la teoria nordamericana dell’Intelligent
Design
, la quale ritiene possibile per la scienza mostrare un progetto
nella natura e pensa che la teoria dell’esistenza di un progetto nella natura
dia maggiormente ragione dei fenomeni naturali che non la teoria
dell’evoluzione. Spetterà alla scienza stabilire se questa teoria è vera o no.
Ciò non ha però nessuna relazione con la possibilità dell’intelligenza
metafisica umana di leggere nelle cose un disegno e di risalire ad una Causa
Intelligente di esso. La critica all’Intelligent
Design
non può quindi coinvolgere la possibilità della ragione umana di
salire dal creato al Creatore. Ma la Risoluzione del Consiglio d’Europa nulla
dice a questo proposito e induce in confusione..

Ripetiamo: è in aumento la
preoccupazione di un uso improprio delle istituzioni europee che spesso
invadono campi non di loro competenza e che altrettanto spesso orientano la
mentalità utilizzando la confusione o l’ideologia.